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Vicenza

L’Itis Rossi contro i pregiudizi: il record delle 100 studentesse

Cento ragazze. Non possono bastare, ma sono già un record. Almeno per l’istituto Rossi che fino a qualche tempo fa, contava sulle dita di una mano le presenze femminili complici pregiudizi duri a morire insieme alla nomea di scuola più adatta ai maschi. Ma il vento cambia e al Rossi si cerca di sterzare in direzione di iscrizioni sempre più rosa, anche se negli ultimi due anni gli incontri di orientamento con le famiglie, forzatamente a distanza a causa delle prescrizioni anti Covid, non hanno facilitato il dialogo. 
«Lo scorso anno durante le videoconferenze ci siamo accorti che molte ragazze di terza media alzavano la mano incuriosite per chiedere informazioni sulla scuola e sugli indirizzi di studio - spiega Annalisa Scalvi, docente di chimica all’itis di via Legione Gallieno, nato nel 1878 - Una percezione che ha trovato riscontro nei fatti perché il trend delle iscrizioni da parte delle studentesse è in salita. Per rendere l’idea, quando ho iniziato a lavorare al Rossi, nel 2010, le ragazze erano poco più di una decina, adesso sono cento, la maggior parte al diurno, alcune al corso serale. Qualcuno dirà che si tratta di una goccia nel mare dei 1.440 studenti che frequentano l’istituto, ed è vero. Ma si tratta comunque di un segnale importante, del resto non si cambia mentalità in un giorno, ci vuole pazienza». 
Determinate, grintose, con le idee chiare già dalla scuola media. È questo l’identikit delle alunne dell’istituto, convinte che settori come l’elettronica, la meccanica o la meccatronica non siano più riservati solo ai maschi. Tra i percorsi che attraggono di più svetta quello chimico che ogni anno raccoglie sempre più iscrizioni. 
«Alle donne la chimica piace, è una disciplina congeniale alla mente femminile portata ad analizzare nei dettagli e indagare. In chimica non si costruisce un macchinario, ma tra provette e reazioni è una continua scoperta. Gli sbocchi professionali, dalla cosmetica alla farmaceutica passando per l’industria della moda e dei nuovi materiali, sono allettanti», prosegue Scalvi che sottolinea come la scelta del Rossi da parte delle studentesse è netta, senza compromessi. «C’è molta consapevolezza nell’iscriversi in un istituto a vocazione industriale - aggiunge l’insegnante - di solito sono allieve che hanno ragionato su se stesse e hanno chiaro il proprio orizzonte universitario o lavorativo, indubbiamente motivate per le cosiddette discipline Stem, ovvero scienze, tecnologia, matematica». 
Ma essere circondate da maschi non crea qualche disagio? «Al momento di formare le prime classi facciamo in modo che le ragazze siano almeno due all’interno della stessa classe, perché così si sostengono - spiega Scalvi - andando avanti può però succedere che le studentesse restino da sole, ma di solito questo non costituisce un problema perché le alunne sono elementi equilibranti all’interno di un gruppo maschile e abbiamo riscontrato che la convivenza soprattutto nel triennio funziona. Anche le aziende puntano sempre di più sui gruppi misti - conclude la docente di chimica - perché si sono rese conto che funzionano meglio e sono strategici in termini di crescita, sviluppo e innovazione». 

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