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La quinta ondata

L’esercito dei 30 mila casi Covid “fantasma”

La maggior parte dei contagi oggi sfugge alle rilevazioni ufficiali (Foto Ansa)
La maggior parte dei contagi oggi sfugge alle rilevazioni ufficiali (Foto Ansa)
Covid, reinfezioni all'8,4% ma aumentano anche i casi non notificati

I tracciamenti sono ormai saltati da un pezzo. Impossibile inseguire il virus nelle sue sempre nuove ed imprevedibili traiettorie. La direttrice del Sisp Teresa Padovan, con la consueta onestà intellettuale, lo ha sempre ammesso: «Si fanno solo test mirati». Lontani anni luce i tempi in cui l'Ulss, con il suo manipolo di igienisti, era costretta, ogni volta che si scopriva un tampone positivo, a rintracciare decine di familiari, parenti vicini e lontani. amici e conoscenti, i cosiddetti contatti, per decidere chi mettere in isolamento e in sorveglianza attiva o passiva. Ad un certo punto il castello di carte, fra adempimenti e obblighi in costante mutazione, è crollato. Indagini e mappature epidemiologiche sono diventate un’utopia, e si è iniziato a circoscrivere tamponi e quarantene agli accessi ospedalieri, a pazienti e casi sospetti, a chi vi è chiamato d'ufficio, come gli operatori sanitari. Impossibile fare diversamente. Così, un passo alla volta, si è arrivati a quella che è un po’ l’attuale anarchia.

Oggi, secondo il report regionale, le persone positive in tutto il Vicentino sono circa 7.500, ma i dati ufficiali sono ben distanti da quelli reali. In base a un calcolo approssimativo l'esercito dei contagiati conterebbe circa 36 mila vicentini. Ci sarebbero, quindi, 30 mila clandestini virali in movimento, liberi, con la complicità di Omicron 5 che è la sottovariante più contagiosa mai apparsa sul pianeta, di infettare chiunque, anche se poi questo ceppo di esplosivo ha soltanto la carica virale e non è poi così cattivo, e a rischiare davvero di finire in ospedale sono fragili e non vaccinati.

Vicenza record. La risalita, irruenta e selvaggia, dei contagi si spiega così. «I concerti affollatissimi di queste settimane mi fanno paura - sussurra il primario di pneumologia del San Bortolo Giuseppe Idotta -. Prepariamoci al peggio». Vicenza, dunque, si segnala terra dei primati come rapporto fra positivi e numero di tamponi. Siamo al 23%. Più di 2 test su 10 risultano contaminati dal virus. Ma siamo anche davanti a un fenomeno sempre più diffuso che, fra l’altro, fa a pugni con la teoria secondo cui il caldo sarebbe nemico giurato del virus. «Qui - dice Idotta - c’è un Covid che circola intensamente». Insomma, un virus in libera uscita, ma in parte tenuto nascosto, che può mettere a rischio l’estate appena sbocciata.

Test fai da te. Ormai per molti malati, veri o presunti, il tampone è solo una fastidiosa opzione, per non dover rimanere chiusi in casa. L’aumento esponenziale nelle farmacie della domanda dei test antigenici rapidi fai-da-te, non sempre attendibili, è la prova provata di una quinta ondata in pericolosa espansione che si tende a mimetizzare. Anche per questo diventa apertissimo il dibattito sull’isolamento, se cioè questa misura resti ancora indispensabile e opportuna, sia da rivedere secondo modelli già in auge all’estero o non rappresenti a questo punto una foglia di fico e non discrimini chi è tuttora obbligato a sottostare a test e controlli, e chi aggira tampone e verità.

Luci e ombre. Al momento l’impatto sui ricoveri, rispetto ad altre ondate, sembra contenuto. Sullo sfondo, però, un’infezione che corre, e con i contagi che si moltiplicano, per la legge dei grandi numeri, non potranno che crescere anche casi critici e ricoveri. Rischiano, come detto, i vulnerabili e no-vax. Sono loro, in questo momento, ad aver bisogno in ospedale delle maschere ad ossigeno. E sono, per lo più, piuttosto giovani. L’età media è attorno ai 50 anni. Si tratta di malati cronici, pluripatologici, oppure di soggetti che di vaccini non hanno mai voluto sentirne parlare. L'aumento dei pazienti è lento. Ma non cessa.

 

 

Franco Pepe

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