Quella dichiarazione del colonnello Paolo Storoni, comandante provinciale dei carabinieri di Bergamo, rilasciata al Corriere della Sera ha colto quasi tutti di sorpresa: «In Veneto il forno di Vicenza è scoppiato». Nel trambusto generale di dover trovare al più presto una destinazione per tutte quelle salme avrà fatto confusione con Piacenza, è stata la prima considerazione. In realtà non c’è stato alcun malinteso. Quell’esplosione c’è stata, solamente che è avvenuta più di una settimana fa, e ora è tutto risolto; fatta eccezione per il conto che Aim Amcps dovrà pagare per l’operazione di sistemazione.
A confermare l’accaduto è Carlo Rigon, amministratore unico di Aim Amcps. «Tutto - spiega - nasce con l’arrivo di una delle prime salme Covid. Gli operai hanno inserito il corpo e poco dopo c’è stata un’esplosione». A quel punto tutte le procedure si sono fermate. Il forno, danneggiato all’altezza della chiusura ermetica del portellone, è stato spento. «E - prosegue Rigon - abbiamo subito contattato il San Bortolo per capire come venissero trattate le salme dei pazienti morti per coronavirus. Ci hanno inviato la scheda dei prodotti che utilizzano e tra i tanti materiali era presente un elemento infiammabile. Abbiamo chiesto quindi di cambiarlo. E il problema è stato risolto».