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Il presidente Aci Vicenza

«Altro che auto elettrica, non è così che si combatte l'inquinamento»

Entro 14 anni fare il pieno - di benzina o gasolio - potrebbe essere solo un ricordo. Il 2035 è infatti la data a cui l'Europa guarda per mettere al bando le auto tradizionali in favore di una mobilità esclusivamente elettrica. Peccato che a oggi, nel Vicentino, su 585.125 vetture in circolazione quelle a “corrente” siano appena 918. Facile comprendere perché quello di cui si discute nelle ultime settimane sia un tema caldo, caldissimo, che ha trovato la fiera opposizione anche del ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani, preoccupato per le ricadute socio-economiche di uno stop così a breve termine. Timori condivisi anche dal presidente dell'Automobile Club di Vicenza Luigi Battistolli, che boccia senza riserva il progetto dell'Ue: «È un proposito del tutto irrealizzabile».

 

Basta motori a combustione dal 2035, se passerà la linea della Commissione alla base del “pacchetto clima”. Cosa ne pensa?
Più facile a dirsi che a farsi. Intendiamoci: la riduzione dell’inquinamento è un’esigenza improcrastinabile ma la strada per arrivarci deve essere praticabile. Il motore elettrico implica non solo un sistema industriale che ne consenta la produzione, ma anche un’adeguata capacità produttiva di energia elettrica e infine una rete distributiva capillare.

Quali sono i rischi?
Il settore dell'auto rappresenta, componentistica compresa, il 5,6% del nostro Pil con 93 miliardi di fatturato e 250.000 addetti. Di fronte a questi numeri occorre un adeguato vaglio di tutte le facce del prisma: attualmente l’energia elettrica, quella che servirebbe per le automobili, viene prodotta dalle centrali a carbone o dal gas naturale o acquistata dall’estero, che la produce anche con le centrali nucleari. Mr. Toyoda, presidente della quasi omonima casa costruttrice di automobili, pioniera dell’ibrido, ha rilevato come per il Giappone il passaggio all’elettrico puro non sia d’aiuto ai problemi d’inquinamento. Sono dati di fatto.

Qual è l'incognita legata all'elettrico?
Il litio e il cobalto sono essenziali per la fabbricazione delle batterie. Già ora la Cina è la regina di questo mercato; di questo passo la nostra industria automobilistica potrebbe cedere di fronte ai giganti asiatici con un prevedibile default anche in termini occupazionali. Né va dimenticato il problema dello smaltimento o riciclaggio delle batterie; ci sono zone d’ombra che vanno chiarite visto che tutto si motiva con finalità ecologiche. I costi di produzione dell’automobile elettrica, inoltre, sono proibitivi per le tasche di molti italiani. E questo potrebbe limitarne la mobilità.

A questo proposito, quante auto elettriche e ibride ci sono nel Vicentino? Quante a benzina o diesel?
Al 31 dicembre 2020 il parco circolante vicentino era di 585.125 autovetture, esclusi i mezzi commerciali. Di queste 251.708 a benzina; 268.296 a gasolio; 1.598 ibrido-benzina; 1.105 ibrido gasolio; infine 918 esclusivamente elettriche. Il numero di queste ultime non sembra essere consistente anche alla luce dei benefici fiscali di cui beneficiano elettrico e ibrido (esenzione bollo di cinque anni per le elettriche; di tre anni per le ibrido). La nostra percentuale comunque è in linea con le province limitrofe e superiore alla media nazionale.

Quanti punti di ricarica ci sono a Vicenza?
Attualmente vi sono un centinaio di colonnine sparse per la provincia. Sono solo quelle dei comuni che hanno uno specifico potere di intervento in ordine alla programmazione, localizzazione e installazione delle colonnine, un censimento preciso è complesso. E poi oltre alla rete distributiva, dovremmo trattare anche il tema dei tempi di ricarica e dell’autonomia dei motori elettrici.

Che età hanno i veicoli vicentini?
Il 54% del parco vetture del nostro territorio ha più di 10 anni, dunque è vecchio. Solo 162.942 (delle 585.125 complessive) sono auto Euro 6, quindi ragionevolmente esenti da ipotetici limiti di circolazione. Prima che all’elettrico viene da proporre un radicale ringiovanimento dell’attuale parco auto con incentivo alla sostituzione non solo con il nuovo ma anche con l’usato di ultima generazione. Molti esperti sostengono che l’inquinamento di un’auto elettrica, nel suo intero ciclo di vita, si equivalga a quello di un Euro 6.

I tempi per la “rivoluzione elettrica”, insomma, non sono ancora maturi?
Mi preme evidenziare due aspetti. Allo stato attuale, se anziché sole 1000 auto elettriche nel Vicentino ne avessimo 10.000, quale impatto avrebbe sul piano industriale e di vita familiare e sociale l’utilizzo dell’energia richiesta per la loro circolazione? Secondo aspetto: l’automobile non può essere l’origine di ogni male; è uno strumento prima di tutto di lavoro e di vita sociale. Meglio pensare a soluzioni più concrete, come il miglioramento del trasporto pubblico.

Giulia Armeni

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