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Vicenza

Influenza a picchi storici. Boom di bambini ricoverati

Venti bimbi ricoverati di cui 12 con bronchioliti. L’Australiana si intreccia anche con il Covid.

Febbre alta che sembra infinita, tosse che non cessa mai, mal di gola, malessere, dolori muscolari. Ormai tutti i sintomi dell’australiana si conoscono bene. È un’influenza-bomba che galoppa a ritmi vertiginosi e fa salire la curva dei contagi. Migliaia di vicentini rischiano di trascorrere il prossimo Natale e le festività a letto.

Australiana, l'incidenza più alta resta tra i bimbi

L'incidenza più alta rimane tra i bambini da 0 a 5 anni. Poi fra quelli da 6 a 14 anni. Gli adulti sono meno colpiti. Ma sempre più i piccoli stanno portando la malattia nelle famiglie, all’interno delle case, infettando genitori e nonni. Una influenza di questa dimensione non si vedeva da anni. È certamente la peggiore di questo secolo, ma anche andando indietro nell’ultima decade del Novecento è difficile ricordare una tempesta perfetta come questa in cui a circolare, accanto all’influenza, ci sono numerosi altri virus con sintomi più o meno simili, ad iniziare dal Vrs della bronchiolite che sta innescando un elevatissimo numero di infezioni e ricoveri in terapia intensiva neonatale, per non parlare poi del Covid sempre sulla breccia, sempre pericoloso per i più fragili, anche se adesso, grazie al fatto che un 90% della popolazione è vaccinato, provoca meno guai. 

Un'epidemia parallela di influenza e bronchiolite

«Una cosa del genere, un’epidemia parallela di influenza e bronchiolite, in oltre 30 anni che faccio questo lavoro, non era mai capitata. E per noi è peggio del Covid perché, a differenza della pandemia in cui c’è sinergia di forze, dobbiamo fronteggiare da soli questa situazione eccezionale».  Il primario Massimo Bellettato, uno che non ha certo paura della fatica e non si fa prendere dal panico per le emergenze, è sotto stress. A soffrire, in ospedale, è soprattutto la pediatria, anche se la pressione di questa stagione - record anomala - spiega la direttrice medica Romina Cazzaro - si avverte in tutto l’ospedale San Bortolo, in particolare nei reparti internistici. 

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 Venti bambini ricoverati di cui 12 con bronchiolite e influenze

«Continuiamo ad essere presi d’assalto - dice il dottor Bellettato -. Non c’è alcun segnale di tregua. Abbiamo 20 bambini ricoverati di cui 12 con bronchiolite e influenze che si complicano causando polmoniti e insufficienze respiratorie. La terapia intensiva pediatrica è costantemente sovraoccupata. I letti sono quattro ma c’è sempre bisogno di un quinto posto». La bronchiolite attacca i bambini sotto i 6 mesi di vita, ma negli ultimi giorni – dice Bellettato – sta colpendo in modo significativo i neonati di appena un mese. L’influenza che sfocia in problemi respiratori aggredisce dai 4 agli 8 anni. Il reparto è saturo, ci sono casi gravi, e la domanda cresce. «Abbiamo dovuto trasferire alcuni pazienti a Bassano e dire no a tre richieste di ricovero in terapia intensiva pediatrica». 

Quasi al collasso il pronto soccorso pediatrico

Si registra il 40% di accessi in più rispetto al 2018 e al 2019 in epoca pre-Covid. File incredibili nei week-end. «Facciamo dalle 50 alle 60 visite al giorno con punte di 65, anche se raramente si tratta di quadri preoccupanti». Insomma, è uno scenario drammatico. Già oggi, secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità, la malattia di stagione, ricomparsa dopo 24 mesi di profondo letargo, ha infettato un numero di persone superiore al massimo raggiunto nell’intero inverno dal Duemila in poi. In più, la compresenza di influenza, sindromi para-influenzali e Covid, fa schizzare ulteriormente in alto le richieste nelle farmacie e confermare pesantemente le carenze di medicinali emerse nelle scorse settimane. 

Mancano i medicinali

Mancano antipiretici, anti-infiammatori e antibiotici, e ci sono problemi pure con gli aerosol. Identica situazione nella pediatria dell’ospedale di Arzignano. «Abbiamo dovuto anticipare alcune dimissioni - dice il primario Rosa Perretta - per ricoverare altri bambini sotto l’anno di vita. Quattro dei dieci posti-letto sono occupati da casi di bronchiolite. Altri piccoli hanno polmoniti per influenze che si sono aggravate, e dobbiamo sottoporli ad alti flussi di ossigeno. Anche qui il pronto soccorso pediatrico è preso d’assalto. Le infermiere non ce la fanno più anche perché poi devono fare i tamponi a bambini e genitori. A mamme e papà, prima di correre in ospedale, consiglio di controllare la situazione generale del bambino per vedere se respira di pancia, se è disidratato, se non riesce più a mangiare». 

 

Franco Pepe

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