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Richiesta di Legambiente

«Incendi e siccità
caccia da rinviare»
Scoppia la polemica

La stagione venatoria aprirà ufficialmente il 17 settembre: Legambiente chiede il rinvio per la siccità
La stagione venatoria aprirà ufficialmente il 17 settembre: Legambiente chiede il rinvio per la siccità
La stagione venatoria aprirà ufficialmente il 17 settembre: Legambiente chiede il rinvio per la siccità
La stagione venatoria aprirà ufficialmente il 17 settembre: Legambiente chiede il rinvio per la siccità

VICENZA. È scontro sulla proposta di Legambiente di posticipare di un mese l’apertura della caccia «per via dell’eccezionalità della situazione determinata dall’assenza prolungata di precipitazioni, da temperature sopra la media e da numerosi incendi boschivi in vaste aree del nostro Paese». Una proposta che le associazioni venatorie della provincia bollano come «la solita boutade da chi usa qualsiasi scusa per metterci i bastoni tra le ruote». Questo in sintesi il pensiero delle associazioni interpellate: Confavi, Anuu e Arci Caccia.

 

LA RICHIESTA. L’associazione ambientalista ha scritto al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, ai ministri dell’Ambiente e delle Politiche Agricole, Gian Luca Galletti e Maurizio Martina, e ai governatori delle Regioni, tra cui il veneto Luca Zaia, per ricordare come «l’esercizio dell’attività venatoria sia consentito purché non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica, patrimonio indisponibile dello Stato». La presidente nazionale di Legambiente Rossella Muroni ha sottolineato come «la gravità dalla situazione, che ha spinto le Regioni a chiedere lo stato di calamità, pesi anche sulla sopravvivenza degli animali selvatici», invitando quindi le amministrazioni pubbliche «a deliberare il posticipo della stagione venatoria al 1 ottobre su tutto il territorio nazionale e ad attivare nel contempo un’azione forte e capillare di contrasto al bracconaggio». Una proposta che Legambiente Veneto appoggia, come ci conferma il responsabile aree protette Angelo Mancone. «Si tratta di una richiesta motivata dai fatti e dall’eccezionalità della situazione climatica: fiumi e torrenti sono senz’acqua, le pozze in montagna sono ai livelli minimi. Rinviare di un mese sarebbe un vantaggio per gli stessi cacciatori, ma a molti interessa riempire a qualsiasi costo il carniere, anche cacciando animali indeboliti. Mi stupisco delle reazioni da parte delle associazioni venatorie, che rifiutano il contatto con la realtà».

 

LE REPLICHE. Chi non si sorprende per la richiesta è invece Umberto Venturini, presidente provinciale di Confavi. «Legambiente è da sempre contro la caccia - spiega - e non perde occasione per chiederne la chiusura. Se non piove, perché c’è la siccità. Se piove, perché c’è troppa acqua. Qualsiasi scusa va bene per ostacolarci. Se gli animali morissero a causa della siccità, noi potremmo neanche cacciarli». Secondo Venturini i primi a essere interessati dello stato di salute della fauna selvatica sono proprio i cacciatori. «Sui Colli Berici abbiamo creato in più punti delle vasche per l’abbeveraggio della selvaggina, con l’aiuto dei contadini che si preoccupano di riempirle. Quando ci sono state le grosse nevicate sulle Prealpi abbiamo portato nei boschi delle balle di fieno per gli ungulati e siamo stati contestati: pare che se un animale viene ucciso da un cacciatore non vada bene, mentre se muore di fame o per la siccità certi ambientalisti non hanno nulla da obiettare. La verità - conclude Venturini - è che il vero ambientalista è il cacciatore, che si preoccupa di preservare il territorio e di salvaguardare la fauna».

Sulla stessa linea di pensiero il presidente provinciale di Anuu, associazione dei migratoristi italiani, Giuseppe Gaspari: «Quella di Legambiente mi sembra una boutade: si sa che più giorni tolgono alla caccia, più loro sono contenti. E sull’urgenza si sbagliano: almeno da noi, nella zona di Lonigo, canali e fossati sono pieni d’acqua. Ci sono state annate molto peggiori». Secondo Gaspari non c’è nessuna emergenza per la fauna selvatica. «Anzi - aggiunge - con il secco i cani “sentono” meno la preda e la siccità è un vantaggio per la selvaggina. E poi dai segnali che abbiamo è una buona stagione per la fauna stanziale: le lepri con il caldo non si sono ammalate e sono in buona salute, di fagiani ci sono in giro delle ottime covate. Quanto alla fauna migratoria, passerà a ottobre arrivando dalla Russia, quindi è presto per lanciare allarmi».

«Quella di Legambiente - attacca Giuliano Ezzelini Storti di Arci Caccia - è solo propaganda strumentale, non supportata da alcuna attestazione scientifica. Dalle associazioni ambientaliste ci aspetteremmo meno propaganda e più concretezza. Per quanto ci riguarda - conclude - le giornate di caccia non si toccano e faremo di tutto per difendere il calendario già concordato».

Paolo Mutterle

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