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Vicenza

Il virus svuota le chiese: «C'è paura dei contagi». La curia vara il decalogo

Banchi svuotati e affluenza in calo. Se è vero che la vivacità di una comunità di fedeli non si misura soltanto con i numeri, è altrettanto evidente come l’emergenza sanitaria abbia tra gli effetti una riduzione delle presenze alle messe. Una situazione confermata dal vicario generale della diocesi, Lorenzo Zaupa, che vede nell’assottigliarsi della partecipazione alle celebrazioni liturgiche una spia della paura legata al peggioramento del quadro epidemico. Un contesto cui anche il mondo ecclesiale è chiamato ad adeguarsi, provando a contenere il contagio attraverso gli strumenti normativi messi a disposizione dal governo e alzando il livello delle precauzioni. È di ieri la nota rivolta a presbiteri, diaconi, religiosi e religiose della diocesi e firmata proprio da mons. Zaupa, in cui la curia vescovile - in linea con i suggerimenti della segreteria generale della Conferenza episcopale italiana che recepiscono il contenuto degli ultimi decreti legge - mette nero su bianco un nuovo decalogo di regole per affrontare le attività pastorali e non solo. Un documento pubblicato sul sito della diocesi, nel quale le novità rispetto alle comunicazioni precedenti sono evidenziate in rosso. Tra queste spicca soprattutto la forte raccomandazione all’uso della mascherina Ffp2 in chiesa e al catechismo, oltre all’obbligo di green pass rafforzato in tutte le occasioni conviviali e aggregative all’interno degli spazi parrocchiali. Per partecipare alle messe, invece, continua a non essere richiesto il certificato verde. «Preferiamo affidarci al buon senso e alla responsabilità delle persone. Puntiamo sulla responsabilizzazione, sul dialogo e sull’accompagnamento di chi è titubante rispetto alla vaccinazione. Credo che nella nostra comunità abbiamo fatto un buon lavoro», commenta il vicario generale.

Se per entrare in chiesa non è necessario esibire il pass, restano scolpite nella pietra tutte le altre misure previste dai protocolli: distanziamento interpersonale, igienizzazione delle mani e uso della mascherina, molto meglio se ad alta protezione. «L’utilizzo della Ffp2 è fortemente raccomandato per le celebrazioni e per ogni attività», si legge nella nota della curia. Ed è «necessario» per «catechisti e ragazzi». Si invitano anche le parrocchie a «tenere alcune mascherine di scorta da far utilizzare a chi ne fosse sprovvisto o l’abbia rotta, sporca o eccessivamente usurata». Sempre nell’ambito delle lezioni di dottrina cristiana, chi ha avuto un contatto stretto con un positivo e sia sottoposto a “sorveglianza con testing”, «non potrà partecipare al catechismo, pur risultando negativo al primo test, fino all’esito negativo del secondo test da effettuarsi cinque giorni dopo il primo». Nella tabella riassuntiva delle prescrizioni si sottolinea pure che «tenendo conto delle motivazioni pastorali e delle concrete condizioni in cui avviene la catechesi, si può valutare la possibilità di sospendere l’attività in presenza per qualche tempo», con l’invito a proporre attività a distanza o esperienze da vivere in famiglia.

Aggiornate alle novità normative sono anche le indicazioni che regolano tante altre attività negli ambienti parrocchiali e diocesani. Richiesto il certificato verde rafforzato per i pranzi condivisi, così come nei bar dell’oratorio, sia al chiuso sia all’aperto. Il super green pass è obbligatorio anche per proiezioni, spettacoli teatrali, concerti in cinema e teatri o all’aperto; in convegni, congressi, presentazioni di libri; musei, archivi, biblioteche e luoghi della cultura; centri culturali, sociali e ricreativi. Recepita anche la stretta sugli over 50: chi lavora alle dipendenze di enti ecclesiastici dal 15 febbraio dovrà esibire il lasciapassare rafforzato. «L’emergenza sanitaria è una prova grossa che ci obbliga a relazionarci in modo diverso, diciamo che ci fa diventare creativi e responsabili - conclude mons. Zaupa -. Anche il mondo religioso condivide le fatiche che vivono il mondo sociale e quello economico; cerchiamo di aggiustare il tiro e di accettare il fatto, ad esempio, che si sia ridotta la partecipazione alle messe, per paura e diffidenza. Poi, forse, incide anche il fattore pigrizia, ora le messe si trasmettono in tv». 

Laura Pilastro

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