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L'intervista

Il prof. Giuseppe Remuzzi: «Avanti con la terza dose e attenzione alle varianti»

La pandemia avanza di nuovo e minaccia di guastare un altro Natale. Ne parliamo con il prof. Giuseppe Remuzzi direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano, il più importante centro di ricerche farmacologiche in Italia e la prima struttura a mettere a punto uno studio clinico sulle cure domiciliari del Covid. Remuzzi, non star da talk show ma scienziato autentico fra i più citati in ambito internazionale, ha scritto oltre 1440 pubblicazioni e 16 libri, fra i quali, appena uscito, assieme ad Antonio Clavenna e Arrigo Schieppati, “Covid, Prevenire, Curare, conviverci”, una guida che aiuta ad orientarsi nella confusione tra fake news e disinformazione, e risponde a tutti i dubbi sui vaccini, sulle cure, su come comportarsi in situazioni particolari. «Abbiamo voluto fare divulgazione scientifica rivolgendoci soprattutto ai pazienti. Le bufale da contrastare sono ancora molte, una su tutte: che essere vaccinati induce varianti. Questo non è vero nel modo più assoluto, è stato studiato e dimostrato. È vero il contrario».

Professore, ora che è in arrivo la stagione più fredda dobbiamo aspettarci una ulteriore recrudescenza dei contagi come sta già avvenendo in Inghilterra e in altri Paesi europei?
Dopo settimane di stabilità, anche in Italia stanno risalendo i contagi, seppure con numeri più contenuti rispetto agli altri Paesi europei. Dobbiamo considerare alcuni fattori importanti: innanzitutto la percentuale di vaccinati nel nostro Paese, che oggi supera l’86% per la prima dose. Si tratta di un numero molto alto. In quale altro caso in Italia, dal dopoguerra ad oggi, c’è stata una tale adesione? Inoltre, sono tuttora in vigore misure di contenimento, come l’utilizzo della mascherina e il distanziamento al chiuso, che possono ostacolare la trasmissione del virus. Ora però è importante procedere con la terza dose.

La terza dose va bene per tutta la popolazione? 
È molto importante che facciano la terza dose tutte le persone più a rischio di avere forme gravi di Covid-19, a partire da chi risiede nelle Rsa, anziani, medici e tutti coloro che lavorano nel Sistema sanitario. I dati ci dicono anche che la terza dose è necessaria per chi ha malattie che riducono l’efficienza del sistema immunitario o che assumono farmaci che lo deprimono: più sei anziano e fragile, meno anticorpi produci e più rapidamente il vaccino perde efficacia con il passare del tempo. Ma non solo. Ad oggi in Italia è stata estesa la possibilità di fare il richiamo vaccinale a tutti gli over 60 ed è di questi giorni l’annuncio che a partire dal 1° dicembre sarà possibile fare la terza dose anche dai 40 anni in su, a distanza di sei mesi dalla seconda. La questione rimane comunque aperta.

Mascherine, distanziamento. La misure di protezione vanno sempre mantenute?
Certo, sarà ancora necessario mantenere queste cautele in ambienti chiusi. All’aperto, la mascherina è utile per quelle situazioni in cui non è garantito il distanziamento e si rischiano assembramenti.

Dobbiamo avere paura della variante Delta Plus?
Per ora la variante Delta Plus non è ancora preoccupante ma è sotto osservazione: sembrerebbe lievemente più contagiosa della variante Delta, ma non pare associata a una malattia più grave.

Dobbiamo attenderci nuove varianti?
Fino a quando una grande percentuale della popolazione in tutto il mondo continuerà a non essere vaccinata, il virus potrà continuare a circolare e a mutare. L’incognita è che possiamo importare delle mutazioni dall’estero. Se non vacciniamo tutto il mondo allora potrebbe arrivare anche da noi una variante del virus che proviene da altri Paesi.

Si possono fare vaccini diversi da quelli fatti in precedenza come prima e seconda dose?
Le ricerche fatte fino ad ora confermano che il mix di vaccini anti Covid non solo funziona ma fornisce un grande vantaggio in termini di risposta immune.

Si potrà arrivare in Italia al 90% di vaccinati?
Ad oggi siamo già quasi all’87% di persone che hanno effettuato la prima dose, il che significa che presto riceveranno anche la seconda. Siamo vicini alla soglia del 90% e credo ci potremo arrivare. Sarebbe un traguardo importante.

Quando si potrà raggiungere una immunità di comunità o una soglia di sicurezza?
L’immunità di gregge non ci sarà mai, l’era in cui viviamo è l’era dei Coronavirus. Possiamo però dire che se tutti si vaccinassero il virus avrebbe molta più difficoltà a muoversi e circolare. È quindi importante non solo mantenere alta la percentuale delle persone che hanno completato il ciclo vaccinale nel nostro Paese, anche con la terza dose, ma vaccinare tutto il mondo.

Si dovrebbe introdurre l’obbligo vaccinale per tutti?
Così come sono obbligatori tanti altri tipi di vaccini non ci vedrei nulla di male a rendere obbligatorio anche questo se la situazione dovesse essere così preoccupante da richiederlo. Se arriveremo al 90% di copertura vaccinale, probabilmente non sarà necessario, anche per non suscitare altre tensioni sociali.

Il farmaco antivirale orale per il Covid-19 molnupiravir, autorizzato in Gran Bretagna, potrà essere un’arma in più?
C’è molta ricerca per trovare l’antivirale giusto contro Sars- CoV-2 e credo ci arriveremo presto. Il molnupiravir è un farmaco promettente: uno studio clinico internazionale su 775 persone ad alto rischio, in età avanzata o obese, non vaccinate ha dimostrato che utilizzandolo entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi c’è una riduzione della severità della malattia, dell’ospedalizzazione e della mortalità. A differenza di altri farmaci e, a dirla tutta, anche degli anticorpi monoclonali, il molnupiravir è facile da assumere, si prende per bocca, e la terapia può essere fatta in tranquillità a casa. È facile da trasportare, immagazzinare e conservare. Tutti punti a favore anche in vista di una distribuzione alle nazioni più povere. È una terapia promettente ma non un’alternativa al vaccino. 

 

Franco Pepe

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