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L'intervista

Il generale di corpo d’armata Amedeo Sperotto: «L'Europa ha bisogno di un esercito di peso»

Il generale di corpo d’armata Amedeo Sperotto, nato a Fara Vicentino 65 anni fa, attualmente in ausiliaria, è l’ufficiale vicentino che nel dopoguerra ha raggiunto i massimi livelli di comando; dopo aver guidato il Comando delle forze operative terrestri di supporto a Verona, infatti, ha concluso il servizio attivo alla guida del Comando delle forze operative nord a Padova. In precedenza aveva comandato la brigata di artiglieria a Portogruaro, il Team di ricostruzione provinciale a Herat, in Afghanistan, e aveva ricoperto importanti incarichi di vertice allo Stato maggiore della Difesa a Roma. Gli abbiamo chiesto un parere sul conflitto in corso in Ucraina. 
Generale Sperotto, quando è iniziata, realmente, questa guerra della quale ora stiamo assistendo all’escalation? 
Dalla caduta del muro nel 1989 con la fine del blocco sovietico e la vittoria del mondo occidentale è venuto meno l’obiettivo di cosa fare della Russia. Si è insistito, in modo legittimo, ad allargare la Nato verso est, ma ciò non è stato supportato da un’azione diplomatica che consentisse degli equilibri, che così si sono persi. La Russia si è trovata nella condizione di sentirsi lesa nella sua visione geostrategica e così si sono creati momenti di tensione anche con la rottura di diversi trattati, da Open skies a Cfe. Poi la Russia si è concentrata verso Paesi minori, come la Cecenia, la Georgia e da ultima, nel 2014, l’Ucraina. Da allora si sono verificati momenti di crisi, fino al deteriorarsi della situazione lo scorso febbraio.
Esistono responsabilità, colpe o miopie politico-militari da parte dei Paesi e degli organismi internazionali dell’Occidente?
Guardando i fatti che sono sotto gli occhi di tutti ci sono due aspetti da considerare: in primo luogo l’erronea valutazione degli effetti delle decisioni assunte o dei loro presupposti, per cui ci troviamo di fronte a effetti di cui forse non conosciamo le cause. L’altro motivo è legato soprattutto all’incapacità di dare consistenza ed efficacia alle istituzioni e ai trattati che sono stati disattesi. Serve capire se istituzioni nate in un certo momento storico sono ancora efficienti ed efficaci nel momento attuale, e se i trattati firmati hanno ancora la forza per essere rispettati.
Quanto influiscono l’informazione e la disinformazione in questo conflitto? 
Questo tipo di guerra è del tutto nuova perché si sviluppa su piani diversi: quella guerreggiata, quella della propaganda per attirare consensi, quella economico-finanziaria, quella cibernetica e satellitare. Oggi la propaganda è tra le forme più evidenti di questa guerra, ed entrambe le forze in campo svolgono azione di informazione e disinformazione come componente peculiare del combattimento vero e proprio, attività caratteristica di una guerra moderna.
La polemica per l’aumento degli investimenti per la Difesa al 2% del Pil è sorta perché in questo momento vi è una particolare sensibilità da parte dell’opinione pubblica?
Sicuramente sì, perché ci sono temi strettamente legati alla guerra, ai concorsi e agli aiuti che tutto il mondo sta dando all’Ucraina. Va da sé che serve una riflessione sullo strumento militare italiano che possa essere idoneo in tutte le condizioni, dall’operazione “Strade sicure” alle missioni all’estero per il mantenimento della pace. Serve pertanto una revisione in termini di qualità e quantità di tale strumento per renderlo capace di affrontare le diverse situazioni. 
Si torna a parlare di difesa comune europea, ma l’Agenzia europea per la difesa esiste da quasi 20 anni: tempo sprecato?
Per quanto riguarda la sicurezza comune sono stati fatti passi avanti, la strategia globale è proseguita tant’è che ci sono iniziative che trovano validazione nel concetto di “bussola strategica”, documento che dovrebbe armonizzare le iniziative sul tema. Serve un nuovo strumento difensivo adeguato ad affrontare le prossime sfide, compenetrato alla Nato.
Cosa dobbiamo attenderci a questo punto?
Servirebbe la sfera di cristallo, che non ho. Ma se l’obiettivo era ricostituire la Grande Russia, questo non accadrà, perché l’Ucraina non farà parte della Grande Russia conseguentemente a quello che sta accadendo. Ogni morto è motivo di dolore e di risentimento verso chi l’ha causato e così facendo la Russia si sta sempre più isolando dal mondo occidentale, con conseguenze che avranno un forte impatto sulle prospettive future. Servirà poi un’analisi sui futuri equilibri mondiali: è scontato che Russia e Cina collaboreranno e questo potrebbe diventare un problema; gli Stati Uniti potrebbero quindi essere meno determinati in Europa e affrontare la Cina nel Pacifico, per cui servirà aumentare il peso dell’Europa. Tutto questo dovrà far ripensare una politica europea: l’esercito europeo avrà senso solo se ci sarà una politica europea.

 

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