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Vicenza

Il Covid tra i banchi. Spuntano 25 positivi e chiudono tre classi

Sono passati solo tre giorni dall’apertura delle aule e il virus sale subito in cattedra. In appena 72 ore, se si escludono i nidi che, come ogni anno, hanno anticipato la data di rientro, si contano già 25 casi di Covid, 23 ragazzi e 2 insegnanti, in altrettante scuole dell’Ulss Berica, soprattutto del distretto est, quello che gravita attorno a Vicenza. E, in 72 ore, 3 classi chiuse, in 2 scuole medie e in una elementare tutte della città, con alunni subito a casa in quarantena in base alle direttive nazionali. 

Nessuno dei contagiati era vaccinato; ci sono anche bambini inferiori a 12 anni, che finora non sono inclusi nella profilassi. I contagi coinvolgono un po’ tutto l’arco delle scuole, in particolare nidi, materne, elementari, medie. Nella morsa del Covid, invece, un solo istituto superiore, dove il vaccino fa più da barriera, per il fatto che, dai 13 anni in su, le vaccinazioni sono più diffuse. 

Parte in salita, come era facile prevedere, l’anno scolastico, in mezzo, tra l’altro, a proteste e mugugni di genitori no-vax che non gradiscono il diverso trattamento imposto ai propri figli, quanto alla scadenza dell’isolamento, e gridano per un presunto mancato rispetto della privacy, ignorando che il criterio differenziato, 7 giorni di quarantena per il ragazzo vaccinato, 10 per chi non si è sottoposto, è un obbligo stabilito sempre da norme statali che, ovviamente, l’Ulss non può non far rispettare. No-vax, indecisi, impauriti, svagati continuano ad ignorare inviti e appelli come l’epidemia non li riguardasse. Ma il Covid non fa sconti a nessuno. Attacca, come si vede dai ricoveri in ospedale, quasi sempre chi è privo di scudo vaccinale, privilegia con la variante Delta proprio i più giovani, e non risparmia alunni e studenti. 

«È ancora l’onda lunga del ritorno dalle vacanze - dice la direttrice del Sisp Teresa Padovan dal suo osservatorio-bunker di via Cappellari dove guida un giovane e operativo nucleo-Covid di una trentina di operatrici - . L’impressione che siano contagi portati da chi è stato fuori città, all’estero. Difficile che, in questa fase, c’entri l’ambito scolastico, che la fonte di positività vada ricercata fra i banchi».

Il maggior numero di casi, in questo inizio travagliato, nelle aule di elementari e medie. Cifre, dunque, non irrilevanti. Anzi, solo i controlli costanti aiuteranno ad evitare grossi focolai nelle scuole vicentine. Intanto si applicano le direttive in vigore dalla primavera dell’anno scorso ogni qual volta si scopra un caso positivo.  «Sotto i 6 anni - spiega - la classe viene chiusa e tutti i bimbi fanno la quarantena. Sopra i 6 anni la norma, nei contatti stretti, è di sottoporre a tampone entro le 48 ore lasciando nel frattempo a casa i ragazzi. Poi, se i test risultassero tutti negativi, alunni e studenti rientrano in classe e sarà per loro necessario un tampone al termine del periodo di sorveglianza, mentre il caso positivo viene seguito dal nucleo Covid e inizia la mappatura del contact tracing. Se, invece, i tamponi dovessero far emergere un secondo caso positivo, scatta la quarantena per l’intera classe, ma una circolare di agosto ne diversifica la durata». 

E la differenza, come detto, è questa. Per chi ha meno di 12 anni l’isolamento dura sempre 10 giorni. Per gli over 12 si distingue: una settimana per chi ha il green pass, 10 giorni per chi non è vaccinato, 14 per chi rifiuta il tampone. Da qui l’irritazione di più di qualche genitore no-vax insofferente alle regole, che, ostentando il solito, trito e ritrito, mantra del non rispetto della privacy, sostiene a muso duro che il periodo più lungo di quarantena discrimini, portando a individuare chi non sia vaccinato. Non importa cioè il rischio che il non vaccinato rappresenta per sé e per gli altri, quanto il fatto che venga riconosciuto. Poi, per tornare in classe, l’indicazione tassativa è, appunto, di sottoporsi ad un tampone, anche antigenico, che dovrà risultare negativo. Regole, queste, che potrebbero presto essere aggiornate. 

Ieri si è tenuta una riunione fra tecnici della prevenzione della Regione e i referenti delle scuole. Veneto, Lombardia, Piemonte, Friuli, Lazio sono in procinto di presentare al ministero un protocollo più snello e uniforme. 

 

Franco Pepe

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