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Le nuove norme

I professori no vax tornano a scuola, ma non possono stare in classe

Imbarazzo è dire poco. Piuttosto confusione insieme ad una buona dose di malumore che serpeggia tra insegnanti e dirigenti. Il clima che si respira nelle scuole all’avvicinarsi del 1° aprile non è dei migliori. Perché la fine dello stato di emergenza e le relative nuove regole anti Covid che entreranno in vigore a breve segnano il rientro al lavoro del personale che era stato sospeso in quanto inadempiente, tra città e provincia un centinaio di insegnanti e oltre il doppio di Ata ovvero collaboratori, tecnici, amministrativi. Il punto è che chi farà ritorno a scuola non potrà entrare in contatto con gli studenti, ma dovrà essere destinato ad altre mansioni che nel caso dei docenti per contratto non possono essere diverse da quelle inerenti alla didattica. E allora cosa potranno fare gli insegnanti non vaccinati?
La domanda sta rimbalzando negli istituti dove in assenza di indicazioni dal ministero ci si limita a fare ipotesi senza troppa convinzione, ma con la certezza che qualsiasi attività che non contempli l’insegnamento in presenza rischia di creare disparità tra colleghi. «È una questione spinosa - fa notare Paolo Jacolino, dirigente del liceo scientifico Quadri, tre sospesi tra docenti e non - nel nostro istituto stiamo pensando a corsi di potenziamento che dovranno obbligatoriamente svolgersi a distanza. Occorre costruire un percorso ad hoc a seconda delle persone, sia che si tratti di docenti che Ata. A mio avviso sarà più complicato gestire la convivenza tra i colleghi vaccinati e chi non si è messo in regola e di conseguenza non possono entrare in classe. Su questo si sono già manifestati diversi mal di pancia».

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Il rischio che si alimentino tensioni è dietro l’angolo e c’è chi fa notare che a parità di stipendio non corrispondono gli stessi oneri tra chi entra in classe la mattina e chi invece svolge qualche ora di approfondimento a distanza magari il pomeriggio a scuola praticamente vuota. «Siamo tutti molto disorientati perché non solo siamo costretti ad inventarci delle mansioni per il personale che rientra, ma queste devono essere pure compatibili con il contratto - spiega Vincenzo Trabona, presidente provinciale dell’Anp, l’associazione nazionale presidi e dirigente del Boscardin dove sono tre i sospesi che dal 1° aprile torneranno in servizio - per questo auspichiamo che arrivino prima possibile chiarimenti, anche se la sensazione è che alla fine dovremo arrangiarci. Personalmente avevo pensato ad attività di sportello pomeridiane durante le quali il docente fornisce on line approfondimenti sulla sua materia, una sorta di attività di recupero. Finora non mi è venuto in mente nient’altro. Quello che è certo è che queste persone lavoreranno tassativamente il pomeriggio quando a scuola non c’è più nessuno. Sarà così anche per i bidelli perché non possono avere contatti con le scolaresche». Per il presidente dell’Anp «il disagio è diffuso e fa venire meno la credibilità istituzionale della scuola». 

«La stragrande maggioranza del personale scolastico si è vaccinato - aggiunge Trabona - che adesso queste persone possano essere pagate per non lavorare o per svolgere attività tutte da inventare è scandaloso e suona come una presa in giro nei confronti di chi si è messo in regola». Attende lumi dal ministero anche Maria Rosa Puleo, dirigente del Fogazzaro dove i sospesi sono due, uno dei quali ha chiesto aspettativa, mentre l’altro in base all’ultimo decreto è autorizzato a ripresentarsi a scuola venerdì prossimo. «Aspettiamo che Roma ci dica cosa fare - dice - intanto lavoriamo come sempre in emergenza cercando di trovare in tutta fretta una soluzione».

Anna Madron

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