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Vicenza

I numeri dei flussi
Sono maschi adulti
96 migranti su 100

Un barcone di migranti
Un barcone di migranti
Un barcone di migranti
Un barcone di migranti

Molti più uomini che donne. È questa la “cifra” inconfondibile del flusso migratorio che interessa le coste italiane e coinvolge anche Vicenza. Sono soprattutto loro, giovani maschi dai 18 ai 28 anni, ad affrontare le insidie del mare e avventurarsi sui barconi con la speranza di un futuro migliore. E il fenomeno lo raccontano anche i numeri vicentini: la presenza maschile tra i profughi ospitati nella provincia tocca il 96 per cento del totale dei migranti che vivono nelle strutture di accoglienza.

PIÙ UOMINI. Secondo i dati forniti dalla prefettura, ha raggiunto quota 1.360 il numero di stranieri presenti nel Vicentino. Di questi 1.309 sono uomini maggiorenni, 51 invece le donne (in prevalenza nigeriane) e i minorenni. Pochissime le famiglie che tendono a rifiutare il fotosegnalamento e a proseguire il loro cammino verso il Nord Europa. Solo cinque quelle che sono in attesa della richiesta di asilo a Vicenza. E sono maschi anche gli ultimi 9 arrivati giovedì: 8 somali e un cittadino del Togo. L’ondata, infatti, seppur con volumi ridotti, non arretra nemmeno con le temperature invernali (dalla vigilia di Natale al 30 dicembre si sono contati 53 nuovi arrivi) e oltre a mettere in crisi le capacità di accoglienza delle strutture della provincia, pone anche alcune questioni legate alla sua composizione di genere.

GLI EPISODI DI VIOLENZA. Il tema è di stretta attualità dopo i gravi episodi di violenza sulle donne che hanno visto protagonisti immigrati, sia in Germania, sia in Veneto. Il più eclatante è accaduto a Colonia, nella notte di San Silvestro, quando una novantina di donne sono state molestate da gruppi di nordafricani ubriachi nella zona della stazione centrale. Circondate, palpeggiate e in alcuni casi derubate. Casi di molestie da parte di migranti si sono registrati anche in luoghi a noi più vicini. La scorsa estate, un ventenne senegalese ospitato all’hotel Miravalle di Montegalda era stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una minorenne padovana. Il giovane sarebbe stato riconosciuto anche da un’altra presunta vittima, questa volta vicentina. Non solo: è di un paio di giorni fa l’arresto a Padova di un profugo nigeriano finito in cella per aver organizzato un traffico di donne. E ancora nel Veronese ai primi di dicembre due ragazzine sono state molestate da due richiedenti asilo sull’autobus che collega Garda alla città scaligera.

GLI SCENARI. Questa la cronaca dell’oggi. E in futuro? La presenza massiccia di profughi maschi che scenari apre sul contesto sociale? Per il presidente dell’Istituto culturale Rezzara, monsignor Giuseppe Dal Ferro, «è ancora prematuro dare una valutazione. Ci troviamo in una fase transitoria e controllata. Transitoria perché la maggior parte dei richiedenti asilo è in attesa dell’esito della domanda di protezione internazionale. Controllata perché in questo momento il punto di riferimento di queste persone sono le cooperative o le altre strutture dell’accoglienza». «Quando l’esito della richiesta arriverà - prosegue Dal Ferro - sono convinto che ci sarà un riequilibrio e i giovani che sono venuti qui, se hanno il diritto di restare, chiameranno con sé anche le loro famiglie». Con dinamiche che secondo il presidente «potranno ricalcare quanto accaduto negli anni Ottanta con la prima ondata migratoria che vide soprattutto gli uomini aprire la strada». A preoccupare infine è anche il fatto che poche sono le famiglie decise a rimanere. «L’Italia non è attrattiva. Conosco diverse famiglie straniere che dopo aver perso il lavoro qui sono emigrate in Inghilterra e ora hanno trovato una nuova occupazione».

Laura Pilastro

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