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Vicenza

Ha sfregiato uno studente: condannato a 3 anni di cella

La rapina con lo sfregio costa tre anni di reclusione. È la pena inflitta ieri pomeriggio dal collegio presieduto da Amedoro (giudici Salvadori e Russo) a Yannick Guonsian Noel Deha, 28 anni, cittadino ivoriano, residente a Noventa. Il pubblico ministero Chimichi aveva chiesto 6 anni. Due anni, ma per ricettazione, a Abdoulaye Bance, 25, originario del Burkina Faso, residente in città, mentre è stato assolto il guineiano Bobo Ibrahima Bah, di 28, residente a Castegnero. Deha, che in aula ha confessato, dovrà risarcire intanto con una provvisionale di 35 mila euro la vittima, lo studente vicentino Zeno Conzato, 25 anni, che si era costituito parte civile con l’avv. Michele Grigenti che molto si era battuto negli anni scorsi affinché venissero individuati gli aggressori. I tre, assistiti dagli avv. Anna Sambugaro, Elisabetta Cardello e Massimo Rizzato, erano stati denunciati dai carabinieri. 
L’aggressione allo studente dell’Accademia di Belle arti, picchiato e sfregiato al volto nella notte, avvenne fra il 3 e il 4 aprile del 2018 (prima che entrasse in vigore la riforma che ha introdotto il reato di sfregio, che prevede pene ben più pesanti; ieri è stata applicata la norma più datata) in via Brigata Granatieri di Sardegna, al Villaggio del Sole; il giovane subì lesioni permanenti. Rimase ferito anche suo cugino, Antongiovanni Molon, 24 anni, della città, colpito da una lama ad una mano e guarito in una decina di giorni. 
Zeno aveva denunciato i suoi presunti aggressori dopo averli riconosciuti su Facebook. Lo studente era stato aggredito mentre si trovava all’esterno del bar All’Arco. Il giovane stava trascorrendo la serata di Pasquetta assieme al cugino. I due ragazzi avevano tirato tardi e, quando la mezzanotte era già scoccata da diversi minuti, si erano fermati al bar. Avevano bevuto qualcosa. Dopodiché, quando avevano deciso di tornare a casa, Zeno si era accorto che il suo giubbino era sparito. Aveva quindi chiesto a un gruppo di giovani di colore, che parlavano perfettamente in italiano, se ne sapessero qualcosa. Loro avevano negato categoricamente. Mentre si allontanavano però avevano notato che uno degli sconosciuti aveva tirato fuori il capo d’abbigliamento che era stato sottratto. Zeno e il cugino avevano dunque avvicinato di nuovo il gruppetto, pretendendo di tornare in possesso del giubbino. I toni si erano scaldati. Erano volate parolacce e insulti. Poi era spuntato il coltello. A colpire lo studente era stato Deha (che lo ha confermato davanti ai giudici); i tre, nel corso delle indagini, avevano subito il divieto di avvicinamento alla vittima. 
Il ferimento aveva suscitato reazioni indignate, e di solidarietà alla vittima (che in aula, nei mesi scorsi, aveva spiegato che fortunatamente il peggio era passato), a cui era stato portato via il cellulare.
La mamma dello studente, Agata Keran, dopo quanto accaduto al figlio aveva scritto un post sulla sua pagina Facebook parlando dell’aggressione come «di una violenza immotivata, premeditata e rituale». 
Dopo le motivazioni, non sono esclusi ricorsi in Appello, mentre la famiglia Conzato cercherà di ottenere la somma che le spetta per il risarcimento dei gravi danni subiti. 

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Diego Neri

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