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L'intervista

Giorgia Meloni: «Fisco, imprese, burocrazia: noi contro la sinistra immobile»

La presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, detta la linea per le elezioni politiche, tra nodi economici, sociale e infrastrutture.
Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, partito alleato a Lega, Forza Italia e Noi Moderati, lancia la sfida. (Foto archivio)
Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, partito alleato a Lega, Forza Italia e Noi Moderati, lancia la sfida. (Foto archivio)
Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, partito alleato a Lega, Forza Italia e Noi Moderati, lancia la sfida. (Foto archivio)
Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, partito alleato a Lega, Forza Italia e Noi Moderati, lancia la sfida. (Foto archivio)

Infrastrutture, sostegno alle imprese, lotta al caro energia e bollette, autonomia e presidenzialismo. Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, partito alleato a Lega, Forza Italia e Noi Moderati, lancia la sfida.

Presidente Meloni, con particolare riferimento al Veneto, su quali punti Fratelli d’Italia, con il centrodestra, gioca la sua partita per le elezioni politiche?
I veneti sono persone molto concrete, con le maniche sempre rimboccate, e riconoscono in Fratelli d’Italia un partito altrettanto concreto, che si occupa dei problemi reali di famiglie e imprese e offre soluzioni realizzabili e di buon senso. E che in questa regione ha sempre parlato di infrastrutture, lavoro, sostegno alle imprese che creano occupazione e ricchezza, famiglia e natalità. E che non hai mai avuto paura di contestare l’assistenzialismo di Stato che tanto piace al Pd e ai Cinquestelle.

Le proposte?
I veneti sono stanchi dell’immobilismo tipico di certa sinistra che, al governo della Nazione, non ha mai sostenuto le pmi, non ha mai immaginato una chiara visione di politica industriale, ha impedito la realizzazione delle grandi opere necessarie allo sviluppo economico, non si è preoccupato di difendere le aziende dalle conseguenze più pesanti della globalizzazione e ha aumentato burocrazia e ostacoli alla libertà di impresa. Noi invece abbiamo una visione diametralmente opposta: pari dignità tra cittadino e pubblica amministrazione, un fisco equo e giusto, una giustizia veloce ed efficiente, uno Stato alleato di chi fa impresa.

Autonomia, può chiarire la linea di FdI anche in rapporto al presidenzialismo; sarà o no una priorità se andrete al governo?
Il programma comune del centrodestra parla molto chiaramente: presidenzialismo e autonomia possono camminare di pari passo, in un quadro di coesione e unità nazionale. L’autonomia ha il pregio di valorizzare il territorio e responsabilizzare chi amministra a livello locale, ma allo stesso tempo crediamo che sia più utile che la regia su alcune competenze di interesse strategico - dalle infrastrutture all’energia - sia lasciata nelle mani del Governo centrale. Certo, mi lasci ricordare che non è responsabilità di Fratelli d’Italia se in questi anni non sono stati fatti passi in avanti sull’autonomia. Noi abbiamo mantenuto sempre gli impegni, e continueremo a farlo nella prossima legislatura.

Europa, qual è la vostra visione, visto che c’è chi accusa FdI di idee sovraniste ed euroscettiche?
Guardi, queste sono etichette che piacciono molto alla sinistra, ma che non corrispondono alla realtà. Siamo noi i veri europeisti, perché da sempre ci battiamo affinché l’Europa torni al suo spirito originario e sappia valorizzare le identità nazionali, non sminuirle. Vogliamo costruire un’Europa capace di affrontare le sfide del nostro tempo e che non si occupi più di stabilire se possiamo mangiare o meno la pizza cotta al forno a legna o la dimensione delle vongole che è possibile pescare nell’Adriatico, ma che abbia la postura, l’autorevolezza e la capacità di affermarsi sullo scacchiere internazionale.

In quale modo?
La pandemia e la guerra in Ucraina ci hanno mostrato tutta la debolezza dell’attuale costruzione europea, immaginato più per difendere gli interessi di alcuni che di tutto il Continente. La visione di FdI e dei Conservatori europei è esattamente questa: un’Europa che faccia meno ma meglio, rispettosa delle identità nazionali e autorevole a livello globale, soprattutto negli scenari che più toccano i nostri interessi. Dal Mediterraneo all’Africa.

Vi danno in sorpasso sulla Lega, anche in Veneto: se dovesse essere cosi, FdI punterà alla presidenza del Veneto, in futuro?
Il nostro avversario è la sinistra e stiamo lavorando insieme agli alleati per dare all’Italia un governo di centrodestra che sia forte e coeso. Possiamo raggiungere questo obiettivo solo se tutto il centrodestra cresce e si rafforza e se alle elezioni del 25 settembre ottiene un risultato netto. Questa è la nostra priorità. Ogni altro discorso, a partire dalle prossime regionali in Veneto, è prematuro.

FdI ha perso le elezioni comunali, a Verona; da dove riparte il vostro partito a Verona, con quali obiettivi e compagni di strada, tenendo conto che siete alleati a livello nazionale anche con Forza Italia, che ha Tosi in Comune?
Il risultato delle elezioni a Verona ha dimostrato che il centrodestra vince solo se resta unito e compatto. E se non ammicca alla sinistra e tiene comportamenti che gli elettori di centrodestra non comprendono. Noi abbiamo fatto il massimo per confermare il buongoverno di Federico Sboarina e dispiace che altri non abbiano combattuto la nostra battaglia con la stessa convinzione e determinazione. Ma anche a Verona, dove il centrodestra viene stimato come coalizione vincente e FdI primo partito, si può ripartire con nuovo slancio. Raccogliendo il contributo delle realtà civiche che in questa città sono da sempre un valore aggiunto. Coerenza e chiarezza sono, però, presupposti per costruire qualunque percorso.

Enrico Giardini

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