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Vicenza

Gara di solidarietà
per far operare
sorelline malate

Un intervento nel reparto di chirurgia pediatrica del San Bortolo
Un intervento nel reparto di chirurgia pediatrica del San Bortolo
Un intervento nel reparto di chirurgia pediatrica del San Bortolo
Un intervento nel reparto di chirurgia pediatrica del San Bortolo

«Salviamo due bambine marocchine». Questo il grido di aiuto lanciato da Maria Rosaria Polistena, insegnante del Boscardin e operatrice Caritas, che si è mobilitata per raccogliere la cifra che serve per far operare al San Bortolo Karima e Aya, due sorelle di 9 e 5 anni, nate con una grave patologia, la cerebropatia disfagica, una lesione al cervello che provoca una disfunzione dell’apparato digerente.

Le due piccole non riescono a deglutire. Una malformazione della valvola cardiale che chiude il passaggio fra esofago e stomaco impedisce il corretto transito del bolo nelle vie digestive. Le conseguenze sono pesanti. Le due batuffole sono costrette all’immobilità e non riescono a nutrirsi. Le prospettive di una vita appena normale si fanno sempre più sottili e l’unica possibilità è un intervento salva-vita che si esegue in Europa in pochissimi centri. La linea sanitaria diretta per il Marocco è la Francia, ma la famiglia ha scelto l’Italia, anzi Vicenza, dove opera il team di chirurgia pediatrica diretto da Fabio Chiarenza, un gruppo di calibro europeo che vanta una casistica tecnica di qualità straordinaria, come dimostra la domanda di pazienti da tutta Italia.

L’intervento da effettuare è molto complesso. In Francia si affidano alla tecnica tradizionale, mentre Chiarenza e la sua équipe usano la mini-invasiva che provoca un minore impatto e riduce i tempi di convalescenza. Il problema è che, trattandosi di straniere, le operazioni devono essere pagate all’Ulss. E il conto non è leggero: quasi 8 mila euro. Ecco l’impegno di Maria Rosaria, passione umanitaria infinita.

La storia è struggente, da romanzo. Karima e Aya abitano a Oujda, una città ai confini con l’Algeria fondata dai berberi 4 mila anni fa. I genitori sono poveri. A Vicenza vive in via La Marmora una cugina della madre delle due bambine, Fatima. Lavora in un negozio di frutta e verdura e, con il marito Lahcen, si è detta pronta a contribuire al viaggio della speranza. Ha vissuto un’odissea analoga con la figlia di 13 anni: soffriva della stessa malformazione ed è stata operata con successo dal dott. Chiarenza. Dare una mano è stato un atto spontaneo d’amore. Da sola, però, non ce l’avrebbe fatta. Parla con un suo conterraneo, Said Chorfi, cuoco in un ristorante della città, che chiede sostegno a Rosalba, la moglie del titolare del locale. Rosalba contatta la cugina Maria Rosaria, che nella parrocchia di Anconetta si occupa dell’istruzione dei bambini figli di migranti, e così parte una catena di generosità.

Fatima ha già pagato alle casse dell’Ulss come acconto 2 mila 400 euro. Ieri una benefattrice vicentina ha versato altri 1.500 euro. Per coprire la spesa ne restano poco più di 4 mila. Occorrono, però, anche altri soldi per l’alimentazione delle due scricciole al ritorno in Marocco. Il primario Chiarenza e il suo aiuto Lorenzo Costa, con una plastica anti-reflusso e una gastostomia, dovranno ricavare un canale per far giungere il cibo nello stomaco. La Croce rossa di Vicenza ha contattato i propri referenti in Marocco per la consegna delle sacche, che devono essere acquistate. Si cercano cuori buoni per far vivere Karima e Aya.

Franco Pepe

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