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Vicenza

"Gara degli aghi"
Sospeso il primario
che l'ha denunciata

Una sala interna del pronto soccorso dell'ospedale San Bortolo
Una sala interna del pronto soccorso dell'ospedale San Bortolo
Una sala interna del pronto soccorso dell'ospedale San Bortolo
Una sala interna del pronto soccorso dell'ospedale San Bortolo

Al momento a pagare le conseguenze della cosiddetta "gara degli aghi" è stato colui che l'ha denunciata. Ieri l'ufficio legale dell'Ulss 6 ha comunicato al dottor Vincenzo Riboni, primario del pronto soccorso, l'esito del procedimenti disciplinare aperto a suo carico nei mesi scorsi: la sospensione dal servizio per alcuni giorni. La colpa di Riboni, così come era stato segnalato dal sindacato degli infermieri Nursind, sarebbe stata quella di «riportare e scrivere il falso nel verbale redatto durante l'incontro dell'11 gennaio scorso». Di fatto, il primario non avrebbe riportato correttamente l'esito dell'incontro, come risulterebbe da una registrazione. La riunione era stata convocata per fare chiarezza appunto sulla cosiddetta gara, registrata in una chat di Whatsapp, che sarebbe stata compiuta sulle spalle dei pazienti a cui venivano infilate dolorosamente delle cannule.

Il Nursind aveva denunciato l'episodio anche in procura (dove ieri si è recato Riboni, ma per questioni personali di una persona cara), e pertanto il primario è stato indagato. Ma Riboni si difende, ed è pronto a presentare ricorso contro il provvedimento al giudice del lavoro.«Ho agito sempre e comunque per il bene dei pazienti, che non si possono prendere in giro nemmeno virtualmente - ha spiegato ieri -, e a difesa del reparto dove medici, infermieri e operatori ogni giorno si spendono con grande senso di responsabilità. E continuerò a farlo», ha concluso il medico, che non ha voluto commentare altrimenti il provvedimento disciplinare.

La querelle legata alla gara era scoppiata in primavera, anche se i fatti si riferivano ai mesi precedenti. Gran parte dei protagonisti hanno poi cambiato reparto o ospedale, dopo i provvedimenti disciplinari dell'Ulss (che avevano interessato due di loro). La sfida inventata dagli Amici di Maria - il nome del gruppo - è a chi era più "bravo" ad infilare nelle vene dei pazienti in transito per il pronto soccorso gli aghi e le cannule più grosse. Medico contro infermiere, e altri sei dipendenti del pronto soccorso "tifano". Ma uno del gruppo aveva confessato. Era scattata l'inchiesta dell'Ulss, ma l'accusa della gara era caduta per "insufficienza di prove". Per i due giocatori era rimasta solo l'imputazione dello "sviamento dall'attività istituzionale", mentre per gli altri era scattata l'assoluzione. Regione e Ordini professionali stanno ancora indagando. Gli otto hanno sempre negato ogni addebito. La tesi difensiva è che la gara non sia mai avvenuta ma che sia stata tutta una "finzione narrativa".

Ora a pagare le conseguenze è stato chi ha denunciato: avrebbe raccontato il falso. «No, sono bugie».

F.P.

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