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Vicenza

Focolaio a Parco città: un mese di isolamento

Ieri è stato il 24esimo giorno di isolamento. E ne mancano ancora altri sette (salvo imprevisti). Non proprio una passeggiata per i novanta ospiti di Parco Città, soggetti alla misura precauzionale anti-Covid dal 23 settembre. La ragione va ricercata in un nuovo caso di positività emerso durante l’ennesimo screening di verifica programmato in seguito al focolaio sviluppatosi il mese scorso. Visto l’esito, che certifica ancora la circolazione del virus nella struttura, la task force dell’Ulss 8 ha disposto di proseguire con l’isolamento, confidando che nel frattempo non vi siano nuovi contagi nella struttura gestita da Ipark, srl partecipata al cento per cento da Ipab. Non è infatti l’amministrazione della residenza a dettare i tempi di ripresa delle normali attività, anche se i riflessi pesano sull’organizzazione interna, sugli ospiti e sui familiari. 
Sono 25 le persone che da inizio focolaio sono risultate positive al Covid a Parco città, tra anziani e dipendenti, anche se fortunatamente senza gravi conseguenze. Il problema, però, è che nel frattempo gli utenti sono tutti isolati nelle loro stanze, da uno o due posti letto, e le visite dall’esterno sono nuovamente sospese. 
La ragione delle restrizioni va cercata anche nella tipologia della struttura, che si compone dei diversi piani con le stanze degli ospiti e di spazi comuni solo al piano terra, dove si trovano la sala da pranzo, quella per le attività e la zona colazione. Una suddivisione che non permette una gestione “compartimentata” e che quindi ha obbligato i vertici ad adottare procedure generalizzate per tutti gli ospiti. «Ma intanto il tempo passa - racconta la figlia di un ospite - e questa sta diventando la quarantena più lunga da inizio pandemia. Dal 23 settembre gli unici momenti di relazione che possono avere gli ospiti è per ricevere i pasti o quando il personale li raggiunge per terapie o assistenza. Abbiamo la possibilità di vedere i nostri cari con una videochiamata a settimana, ma è chiaro che non basta. Sono persone anziane, ogni giorno è prezioso». 
Situazione che non sembra tuttavia avere facile soluzione. «Ovviamente questo prolungato isolamento non fa piacere nemmeno a noi e comprendiamo l’apprensione dei familiari - le parole dell’amministratore unico di Ipark Lorenzo Rudella - ma il fatto che i positivi siano emersi in momenti diversi ha complicato la gestione. Ad ogni nuovo positivo, infatti, si azzera il conteggio della quarantena e quindi, quando ci sembra di vedere la luce in fondo al tunnel, dobbiamo ripartire di nuovo con l’isolamento preventivo». Si tratta «di disposizioni precise che ci vengono indicate dall’Ulss, non valutazioni discrezionali nostre», spiega. 
Complessivamente dall’inizio del focolaio sono emersi venti casi tra gli ospiti, e giovedì erano sei quelli negativizzati. «La maggior parte sono asintomatici per fortuna, anche per il fatto che sono tutti vaccinati - spiega Rudella - due persone sono state invece trasferite precauzionalmente in ospedale, ma non in terapia intensiva. Circa la metà dei positivi è stata trattata con la terapia monoclonale». Cinque invece i dipendenti risultati positivi. «L’Usca e la task force dell’Ulss hanno verificato la correttezza e il rispetto dei protocolli - sottolinea l’amministratore unico - e il personale è dotato di tutti i dpi necessari. È difficile anche per noi capire cosa sia accaduto. In un’altra struttura, come il San Camillo, dove ci trasferiremo prossimamente, sarebbe possibile dividere i piani, ma qui no, perché non sono autonomi».

Alessia Zorzan

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