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Vicenza e il fisco

Flop lotta agli evasori: solo due Comuni su 114 a caccia dei "furbetti"

L'Italia è al quinto posto in Europa per pressione fiscale
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Due su 114. Il 2021 è stato il peggiore degli ultimi sei anni. I numeri della provincia berica, per carità, non sono mai stati particolarmente alti, ma almeno nel 2016 all’appello avevano risposto in 23. Dal rapporto diffuso dallo Spi Cgil del Veneto che ha elaborato i dati del ministero emerge un dato preoccupante: i Comuni dimenticano la lotta all’evasione. 
L’opportunità introdotta col decreto legge numero 203 del 30 settembre 2005 non viene sfruttata dalle amministrazioni, che perdono così l’occasione di recuperare risorse indispensabili per il welfare e in particolare per le persone più fragili, come gli anziani.

Tutti i numeri del rapporto

Dall’ultima indagine risulta che in provincia solo i Comuni di Vicenza e Caldogno si sono attivati. Il decreto permette ai Comuni di partecipare all’accertamento fiscale individuando e segnalando attività in nero, opere abusive, evasione delle tasse locali, dichiarazioni dei redditi fasulle per accedere a benefici e agevolazioni e molto altro ancora. Inizialmente la norma prevedeva che l’Ente locale potesse trattenere per sé il 30% del recuperato, ora invece può incamerare il 100%. Al drastico flop registrato nel 2020, anno difficilissimo e complicato a causa della pandemia, si aggiunge la vera debacle del 2021, confermata dai dati del Ministero degli Interni diffusi in questi giorni. Infatti, solo 14 amministrazioni locali venete su 563, il 2,5% del totale, si sono concentrate sull’attività di accertamento fiscale e contributivo, recuperando la modesta cifra di 148.449,23 euro, il 34,5% in meno dell’anno precedente. 

I dati nel Vicentino: recuperati 14 mila euro

Per quel che riguarda il Vicentino i patti-antievasione in sinergia con l’Agenzia delle entrate e la guardia di finanza, nel 2016 avevano coinvolto 23 amministrazioni e avevano permesso di recuperare nell’intera provincia quasi 184 mila euro. L’anno successivo il numero dei Comuni era sceso a 20 e la cifra a meno di 161mila euro. Molto meglio (non in fatto di adesioni, che erano state 18) ma per quel che riguarda l’importo (più di 743mila) nel 2018. Poi, dal 2019, il crollo con la lista dei Comuni sempre più scarna (appena quattro) e una cifra di poco superiore ai 40 mila euro. Nel 2020 cinque le amministrazioni e 72 mila euro. Nella breve lista comparivano il capoluogo, cui spettavano 24 mila euro recuperati dai “furbetti” del fisco; Caldogno, che aveva fatto meglio con un bottino di 33 mila euro; Schio con 14 mila euro; Altavilla con 250 euro e infine Zanè, con 200 euro. Infine l’anno peggiore, il 2021. Ci sono solo Caldogno e Vicenza: per il primo si parla di 8.812 euro, per il capoluogo di 5.461. 
Se i dati del Vicentino non sono incoraggianti non è che le altre province siano più zelanti, anzi. Belluno è il territorio meno attivo (per usare un eufemismo) negli accertamenti fiscali, dato che anche nel 2021 nessun Comune ha recuperato nemmeno un euro. Se si osserva Treviso la somma è solo di 250 euro.

Il 2018 era stato l'anno più "florido"

Nell’anno più “florido”, il 2018, il Veneto aveva ottenuto un contributo di circa 1 milione e 100 mila euro. Sceso a 227 mila euro nel 2020 e a circa 227 mila nel 2020. «I dati del Ministero dimostrano chiaramente che la lotta all’evasione fiscale non è una priorità dei nostri amministratori - commenta Elena Di Gregorio, segretaria generale dello Spi Cgil del Veneto - e questo è un danno perché i soldi recuperati potrebbero essere reinvestiti a favore delle famiglie e degli anziani in difficoltà. I soldi sottratti al Fisco sono soldi tolti alle persone più deboli, agli anziani, alle famiglie indigenti. E questa è una vergogna che non può più essere tollerata. Come non possono essere tollerati interventi che vadano nella direzione di condonare gli importi evasi o le cartelle esattoriali non pagate, perché questo è solo un modo per favorire ancor più gli evasori». 

 

Claudia Milani Vicenzi

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