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Coronavirus, "zone rosse"

Firmato il decreto
Chiuse Venezia,
Padova e Treviso

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Venezia, residenti con la mascherina in piazza San Marco (Foto Archivio)
Venezia, residenti con la mascherina in piazza San Marco (Foto Archivio)
Intervista a Zaia (CRI.GIA.)

Domenica 8 marzo ore 7  «Vincolo di evitare ogni spostamento» nell’intera Lombardia e in quattordici province di Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Marche.

Giuseppe Conte firma un decreto del presidente del Consiglio che limita le possibilità di movimento nelle zone più colpite dal contagio Coronavirus.

 

QUI IL TESTO DEL DECRETO

 

Non è un «divieto assoluto», spiega, «non si ferma tutto», non si bloccano treni e aerei: sarà possibile muoversi per comprovate esigenze lavorative o per emergenze e motivi di salute. Ma la polizia potrà fermare i cittadini e chiedere loro perchè si stiano spostando in territori dove la crescita dei casi di contagio porta il governo a disporre misure mai così restrittive.

«Mi assumo la responsabilità politica» delle decisioni che vengono prese in queste ore: «Ce la faremo», dice Conte a notte fonda. E lancia un appello alla «auto responsabilità»: per fermare il contagio non si può più «fare i furbi», dice invitando i ragazzi a stare in casa a leggere e tutelare così la salute dei loro nonni. La firma del decreto del presidente del Consiglio, frutto dell’accorpamento di due dpcm inizialmente previsti, arriva dopo una lunga giornata di contatti con le Regioni e dopo una fuga di notizie («irresponsabile» e «rischiosa per la sicurezza», dice Conte) che porta al diffondersi della bozza non ancora ultimata.

I presidenti di Regione su quella bozza dichiarano perplessità, dubbi. Ma milioni di cittadini del centro nord, dopo la diffusione della notizia, iniziano a interrogarsi sulla portata delle misure: «Si è creata confusione», accusa Conte.. E sono passate le due di notte quando scende nella sala stampa di Palazzo Chigi a illustrare le misure. Nel dpcm finale ce ne sono alcune generalizzate per tutta Italia, tra cui lo stop a pub, discoteche, sale gioco e manifestazioni di cinema e teatro. E ce ne sono altre, molto più rigorose, che riguardano un’ampia fascia del nord Italia. «Non c’è più una zona rossa - spiega il premier - scomparirà dai comuni di Vò e del lodigiano. Ma ci sarà una zona con regole più rigorose che riguarderà l’intera Lombardia e poi le province di Modena, Parma, Piacenza,Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia. Qui fino al 3 aprile - per fare solo due esempi - saranno limitati i movimenti, salva la possibilità di rientrare a casa propria, e i bar e i ristoranti dovranno chiudere alle 18 e per il resto della giornata garantire distanze di almeno un metro. Chi ha 37,5 di febbre è invitato a restare a casa, chi è in quarantena ha il divieto assoluto di uscire.


Restano chiuse intanto le scuole in tutta Italia. E Conte assicura che si lavora anche sul fronte delle misure economiche: lunedì o martedì non appena sarà pronta una bozza del decreto da 7,5 miliardi annunciato dal governo, incontrerà le opposizioni Ma, sottolinea, è il governo a gestire. L’altro fronte su cui il governo opera è quello sanitario: il premier annuncia la firma di un contratto per la produzione tutta italiana di 500 dispositivi al mese di rianimazione, con l’obiettivo di fare di più. E anche l’incremento della linea produttiva dei dispositivi di protezione come le mascherine. Ma poichè nelle aree dove il contagio è più forte gli ospedali fanno fatica, il presidente del Consiglio annuncia anche la possibilità di ridistribuire i pazienti tra le regioni. 

 Il premier Conte ha firmato nella notte il decreto che limita le possibilità di movimento nelle zone più colpite dal Coronavirus. Non è un divieto assoluto, spiega: sarà possibile muoversi per lavoro, emergenze e motivi di salute. Ma la polizia potrà fermare i cittadini e chiedere loro perchè si stiano spostando nei territori più a rischio. «Mi assumo la responsabilità politica di queste decisioni:- Ce la faremo», dice Conte a notte fonda. Ieri sera molti hanno lasciato Milano per il sud dalla stazione Garibaldi.

 

Sabato 7 marzo ore 20 Sono state definite le nuove misure nazionali di contenimento dell'emergenza, lo riporta Il Corriere della Sera e Repubblica. Nell'articolo 1 della bozza del nuovo decreto che il governo sta studiando, e che dovrebbe essere varato questa sera, c'è il divieto di ingresso e di uscita dalla Lombardia e da altre 11 province, per "gravi e indifferibili motivi". Le restrizioni dovrebbero restare in vigore almeno fino al 3 aprile. Estensione delle zone controllate a Piemonte ed Emilia-Romagna

 

Nel dettaglio, le province indicate come "zona rossa" sono: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria.

 

Le nuove disposizioni per Vicenza e provincia, così come per tutto il resto d'Italia, che probabilmente inaspriranno le norme per il contenimento del contagio, sono previste in un successivo decreto. 

 

I PROVVEDIMENTI

 

In queste stesse aree le scuole saranno chiuse fino al 3 aprile. Tra i provvedimenti, il decreto stabilisce inoltre la chiusura nelle aree appena citate di tutte le palestre, piscine, spa e centri benessere. I centri commerciali dovranno essere chiusi ma solo nel weekend. Chiusi i musei, centri culturali.

Bar e ristoranti dovranno mantenere l’obbligo di distanza di un metro altrimenti l’attività sarà sospesa. e scatterà la sanzione. Se non riescono per motivi strutturali dovranno chiudere.

Le riunioni di lavoro dovranno essere rinviate e si dovrà privilegiare lo smart working. Nel decreto c’è un invito a limitare la mobilità interna alle «zone di sicurezza».

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