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Vicenza

Figlio bocciato in prima media: i genitori fanno ricorso al Tar

Foto Ansa
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La decisione è attesa a breve, prima dell’inizio della scuola. È quella che dovrebbero prendere i giudici dopo il ricorso presentato da una coppia di genitori della città dopo la bocciatura del figlio di 11 anni al termine dello scorso anno scolastico. La loro speranza è quella che il Tar bocci la bocciatura, stabilita dal collegio docenti di un istituto comprensivo di Vicenza (che non citiamo per non rendere riconoscibile il ragazzino). Il tribunale potrebbe anche invitare gli insegnanti a riunirsi nuovamente in collegio per rivalutare i suoi voti.

L’allievo, a giugno, era in una situazione difficile, con insufficienze in diverse materie. Il collegio docenti, al termine degli scrutini, aveva deciso per la bocciatura e il preside aveva informato la famiglia della «non ammissione alla classe successiva». I genitori non avevano digerito la bocciatura, avevano chiesto spiegazioni e alla fine si erano risolti a presentare ricorso al Tar del Veneto con l’avv. Margotti di Bologna, che ha già seguito casi analoghi. 

Lo studente era arrivato agli scrutini con 4 in italiano, inglese e scienze, e cinque in matematica. Poiché il criterio contenuto nel Piano di offerta formativa prevede che oltre le tre materie gravemente insufficienti scatti la bocciatura, dal punto di vista normativo non ci sarebbe nulla di singolare nella decisione presa dalla scuola. Cosa lamentano i genitori? In primo luogo la famiglia sostiene di non essere stata adeguatamente informata del fatto che la situazione scolastica del ragazzo era così pesante; dopo lo scrutinio del primo quadrimestre, infatti, il giovane presentava solo un’insufficienza grave (4) in italiano. Poi, a loro dire, nel corso del colloquio avuto a metà del secondo quadrimestre (era presente la mamma, in forma telematica), i professori non avrebbero rappresentato un crollo verticale, che invece, era avvenuto anche in altre materie.

Non solo. La famiglia sostiene che la decisione di bocciare il figlio non sia stata motivata dal collegio docenti, anche alla luce del fatto che l’allievo, per difficoltà oggettive (carenza di una connessione internet funzionante) aveva tribolato non poco durante la didattica a distanza. In passato, i giudici amministrativi hanno più volte considerato come l’obiettivo di uno studente debba essere quello di acquisire «degli obiettivi formativi». E se anche per completare il processo «può rientrare la possibilità della ripetizione di una classe», la decisione del collegio è «una scelta didattica che deve tener conto che ogniqualvolta un alunno viene fermato ciò equivale ad un fallimento della missione educativa della scuola». Perciò, «la mancata ammissione deve risultare frutto di una scelta consapevole e ragionata» dei professori. È per questo che servono motivazioni adeguate; sarà anche il caso dello studente vicentino?  

Diego Neri

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