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Vicenza

Scheletro Lanerossi. L’ex fabbrica diventa un rifugio per sbandati

L’accesso con lo scopritore di luoghi in rovina Devis Vezzaro. Per l’ingresso basta un salto dal muro di cinta di vicolo De Campesan
L'ex Lanerossi ai Ferrovieri

L’ex Lanerossi porto sicuro per gli sbandati. Il muro di cinta dell’ex fabbrica, dal lato di vicolo De Campesani, è intatto ma c’è un punto in cui sono stati accatastati dei sassi. Servono come scaletta. Una volta sopra, una pedana di latta traballante viene utilizzata come piano intermedio e alcuni bidoni in plastica sono posizionati per attutire la caduta in discesa e per darsi uno slancio in salita. Dopo il salto, facendosi largo tra la vegetazione su percorsi ben battuti, si arriva al primo caseggiato. La guida è Devis Vezzaro, dell’associazione “I luoghi dell’abbandono” che sa come muoversi. Anzi, Vezzaro, si propone di accedere prima, da solo, per capire se la situazione sia pericolosa o meno. È dotato di storditore elettrico portatile.

Le minacce di tre ragazzi con bottiglia rotta

Salta dentro. Si sente una discussione. Quando, dopo pochi minuti, Vezzaro rispunta su vicolo De Campesani, racconta: «C’erano tre ragazzi che mi hanno puntato contro un collo di bottiglia rotto. Ho detto loro che stava arrivando la polizia e sono scappati». 
Entriamo. Il primo impatto è un bagno con turca che si lascia a sinistra. Quindi si entra in un ampia costruzione industriale disseminata di laterizi. Vezzaro indica la rampa di scale. Arrivati con prudenza al primo piano, tra buchi, avvallamenti e incredibili pezzi di archeologia industriale che avrebbero forse meritato una fine migliore rispetto alla ruggine, ecco una tendina da campeggio con due coperte e due borse da calcio e un sacchetto. Documenti, vestiti e scarpe. Una vita raccolta in 2 metri quadri.

Ripercorrendo la rampa di scale, ci sono due raccoglitori di quelli che ognuno tiene nel cruscotto dell’auto, probabile bottino di qualche finestrino in frantumi. Usciti nel cortile esterno, in un sacchetto altro materiale asportato da qualche auto in sosta: attrezzi ginnici, una cornice e un cerchietto per capelli con le orecchie di Minnie. Passando a un capannone laterale, ecco un altro giaciglio composto da un materassino e una panca.

Immondizia, giacigli improvvisati e stufe di fortuna

Molti sacchi dell’immondizia e alcune cassette in plastica per gli ortaggi sembrano fare da comodino. Ci si ributta nel cortile e si entra nello stabile. Impossibile non rimanere “rapiti” nell’osservare lo scheletro di quella che fu la Lanerossi. Imponente l’assetto fatto di colonne tra cui penetrano i raggi del pallido sole del primo pomeriggio. Poi, la vera sorpresa è al piano superiore dove c’è una stanza con letto matrimoniale, ulteriore materassino di servizio, due comodini con generi di prima necessità e anche una “stufa” di fortuna. Tra libri, vestiti e giacche appese, potrebbe (quasi) sembrare una camera “normale”. Certo, se ci fossero i vetri alle finestre e se per terra non ci fosse una siringa, sarebbe meglio. 
«Facciamo luce su luoghi abbandonati che dovrebbero essere valorizzati con riutilizzo o demolizione - conclude Vezzaro - Basterebbe poco per aiutare chi è costretto a vivere elemosinando o rompendo i finestrini». E nell’area è stato avvistato anche un capriolo, chissà se anche lui cercava riparo.

Karl Zilliken

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