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Nel Vicentino

Emergenza siccità, è allerta per le morie di pesci. «La situazione è drammatica»

La situazione del Tesina fotografata da un lettore: la scarsità di acqua ha portato alla moria di pesci
La situazione del Tesina fotografata da un lettore: la scarsità di acqua ha portato alla moria di pesci
La situazione del Tesina fotografata da un lettore: la scarsità di acqua ha portato alla moria di pesci
La situazione del Tesina fotografata da un lettore: la scarsità di acqua ha portato alla moria di pesci

Ancora pesci morti nei fiumi del Vicentino. Risale a sabato mattina, lungo un corso d’acqua che attraversa il territorio di Sandrigo, l’ennesimo caso di quello che ormai è un vero e proprio bollettino di guerra a danno della fauna ittica, causato dal caldo record e dalla siccità di queste ultime settimane. A segnalare l’episodio un podista che stava camminando lungo l’argine di un affluente del Tesina, nella frazione di Lupia. L’uomo si è imbattuto in un tratto del corso d’acqua quasi completamente asciutto, notando subito numerosi pesci morti. «Mi piace camminare lungo l’argine - racconta -. L’ultima volta ero passato di lì circa un mese fa, l’acqua era poca ma ancora ce n’era. Sabato invece il corso d’acqua era quasi asciutto». 
Impossibile per il podista non notare una decina di pesci morti, soprattutto barbi: alcuni galleggiavano immobili nella pochissima acqua rimasta, altri marcivano al sole tra sassi e fango. «Nella poca acqua ce n’erano di ancora vivi - continua il podista -, anche se si muovevano appena. Ho segnalato la situazione a un’associazione di pescatori di Vicenza, perché mi dispiaceva che morissero anche quei pochi pesci rimasti in vita». 
Un’altra moria di pesci, dunque. Solo l’ultima di un’estate finora da incubo per la fauna ittica del territorio vicentino. «La situazione è drammatica - spiega sconsolato Silvano Foladore, presidente dell’associazione Bacino di pesca zona B -. Da Sandrigo in giù, la qualità e la quantità dell’acqua del fiume Tesina è peggiore rispetto a quella del 2003. Con queste temperature l’acqua è a 27, 28 o 29 gradi e così il pesce muore. Inoltre, a causa della mancanza d’acqua, non c’è il deflusso minimo vitale che permette ai pesci di sopravvivere». 
Una situazione comune a molti corsi d’acqua del territorio vicentino e non, che ha portato l’associazione a una vera e propria «battaglia per salvare il pesce - continua Foladore -. Dal 24 giugno abbiamo salvato 14 quintali di pesce. Ma si tratta di un lavoro sfiancante e siamo sempre più stanchi. Non è facile restare per ore in acqua, quando ci sono 38 gradi. Siamo tutti volontari e a fine giornata siamo sfiniti». Tanti in questi giorni gli interventi dei volontari del Bacino di pesca zona B, a causa delle numerose morie di pesce dovute alla terribile siccità di questo periodo. «Abbiamo trovato quintali di pesci morti, nel Bacchiglione, ad esempio, e anche in piccole canalette, come è successo a Sossano poco tempo fa. I danni al materiale ittico sono elevatissimi e questa situazione ci lascia un grande amaro in bocca». 
Secondo Foladore, infatti, dopo la torrida estate del 2003, nonostante le tante promesse e i buoni propositi, «non è stato fatto nulla per risolvere il problema della siccità. Se fosse stato realizzato il bacino di Meda, ad esempio, ora non avremo tutti questi problemi dovuti alla carenza d’acqua». Il presidente dell’associazione, punta poi il dito contro i prelievi d’acqua del mondo agricolo, perché «non c’è controllo su quanta acqua viene prelevata. I prelievi d’acqua sono senza controlli, e questo è un grosso problema. Soluzioni? Regione, Provincia, Comuni e Consorzi dovrebbero controllare questi prelievi. Poi bisogna lavorare sulle perdite e sugli sprechi d’acqua, che purtroppo non mancano». 
La situazione descritta da Foladore, anche in ottica futura, è tutt’altro che rosea: «Pagheremo molto caro tutto questo - conclude amaro -. Quando un corso d’acqua resta completamente a secco, ci vogliono anni prima che possa riprendersi». 

Marco Marini

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