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Vicenza

Divieto agli alpini
Bufera sul parroco
«Scelta assurda»

Nicola Negrin

Achille Variati la definisce una «stonatura»; secondo Mara Bizzotto è una «decisione senza senso»; Federico Formisano parla di «scelta sbagliata»; mentre Valerio Sorrentino invita i fedeli di Laghetto «a scegliere chiese più vicine», boicottando la parrocchia di San Giovanni Battista. Sindaco, Lega, Partito democratico, Idea Vicenza. Gli alpini mettono tutti d’accordo: da destra a sinistra. Il mondo della politica vicentino è (per una volta) unito senza distinzione di colore: quel capello con la penna nera doveva entrare in chiesa in occasione dell’ultimo saluto al loro associato «perché - affermano in coro - non rappresenta un simbolo di guerra».

«STONATURA». La decisione di don Guerrino Benin che mercoledì nella chiesa di Laghetto ha invitato le penne nere a lasciare fuori dalla chiesa i vessilli portati per il funerale di Antonio Conca non trova pareri favorevoli. Tutti, chi con toni più accesi chi ponderando le parole, si dicono contrari a quanto accaduto. A partire proprio dal primo cittadino che, interpellato sulla vicenda, scuote la testa, senza nascondere un pizzico di amarezza. «Non è bello quanto accaduto - ammette Achille Variati - perché qui da noi il cappello degli alpini non è un simbolo di guerra ma un testimone dei valori, della storia, della tradizione e anche della fratellanza della nostra terra. Se ci tenevano a entrare con la penna nera... beh insomma. Mi spiace perché la vedo come una stonatura». Più secco Federico Formisano, presidente del Consiglio nonché ex artigliere di montagna. «Non va mai bene quando la Chiesa esclude - commenta - perché a mio parere deve avere un cuore grande e accogliere tutti. È una scelta sbagliata e incomprensibile, perché gli alpini hanno sempre mostrato una grande disponibilità per intervenire con senso di solidarietà e pace».

LA LEGA ALL’ATTACCO. Dal Pd alla Lega. Cambiano i partiti ma non le posizioni. E il Carroccio rincara la dose. Per l’eurodeputata Mara Bizzotto «è una brutta pagina» perché la «decisione è senza senso e offende un’intera comunità. Il parroco deve farsi un serio esame di coscienza sulla distanza che separa ormai una certa Chiesa dalla società civile. Il cappello alpino è simbolo di umanità e di quei valori cristiani di solidarietà, sacrificio e amore verso il prossimo». La senatrice Erika Stefani si dice «sorpresa e allibita» perché il cappello da alpino «rappresenta quei valori di fratellanza di dedizione, di onestà e di spirito di sacrificio. Indossarlo è un onore». Secondo la senatrice la scelta del parroco «è discutibile». Per Roberto Ciambetti «bandire dalle chiese il cappello d’alpino rischia di trasformarsi in un segnale grave, che può essere frainteso dalla comunità: quale norma viene infranta? Penso che la Chiesa abbia altro da pensare». Mentre il presidente del Consiglio regionale si dice «estremamente rammaricato» il capogruppo della Lega nord in Consiglio Nicola Finco parla di «tristezza. Il cappello dell’alpino è un simbolo fondante delle nostre comunità; censurarlo non è solo un errore ma anche una colpa. Mi auguro che il parroco riveda la propria posizione».

IL BOICOTTAGGIO. E tra critiche e prese di posizioni c’è anche chi, come Idea Vicenza, passa alle azioni proponendo un boicottaggio in vista della prossima messa. «È incredibile quanto accaduto - interviene il presidente dell’associazione Valerio Sorrentino - perché il gesto dimostra mancanza di umana pietà». Da qui la proposta: «A fronte di tanta assenza di sensibilità sarebbe auspicabile che domenica i fedeli di Laghetto decidessero di pregare, per una volta, in altre più vicine chiese, mostrando la propria solidarietà agli alpini».

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