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L'anniversario

Dieci anni fa la grande alluvione: oggi gratis con il GdV un libro di 100 pagine

L'esondazione del fiume Bacchiglione a Cresole
L'esondazione del fiume Bacchiglione a Cresole
La grande alluvione (1 novembre 2010)

C'è un tempo per dimenticare e c'è un tempo per ricordare. A dieci anni di distanza dall'alluvione che sommerse Vicenza e Caldogno, di sabbia in fondo alla clessidra se ne è depositata a sufficienza. Abbastanza per riaprire i cassetti della memoria e percorrere, assieme, un viale lastricato di ricordi dolorosi ma importanti. Un viaggio a ritroso che Il Giornale di Vicenza compie con i suoi lettori per rievocare quel ponte di Ognissanti 2010 in cui il capoluogo berico e il territorio calidonense annegarono nelle acque di un Bacchiglione divenuto, per una serie di imprevedibili, concomitanti e micidiali eventi meteorologici, nemico numero uno.

 

Oggi, giovedì 29 ottobre, in edicola con il GdV sarà allegato, gratuitamente, un volume di 100 pagine dedicato ad una delle vicende più tragiche della nostra storia recente. Una monografia curata dalla redazione e dai suoi collaboratori per ripercorrere l'avvenimento attraverso un'ampia documentazione fotografica in parte inedita e attraverso le interviste ai personaggi; tra questi gli ex sindaci di Vicenza e di Caldogno Achille Variati e Marcello Vezzaro. Ci sarà, tra le pagine da sfogliare e conservare, anche un capitolo riservato alla speciale discesa del Bacchiglione compiuta dal "team" del GdV, in testa il direttore Luca Ancetti, con "l'uomo dei kayak" Giuseppe Faresin, per raccontare i profondi cambiamenti operati sul letto e sugli argini del fiume in dieci anni di cura, manutenzione e grandi opere idrauliche. Quelle che dal bacino di laminazione di Caldogno fino all'invaso di viale Diaz in costruzione, la mattina del 1° novembre erano solo fantascienza. Non era infatti mai accaduto, dalla precedente alluvione del 1966, che si verificasse una combinazione di piogge persistenti, vento caldo di scirocco e scioglimento della prima neve in montagna, capace di ingrossare la rete idrica al punto da farla esplodere. Il 20 per cento della città fu invaso dall'acqua. La frazione di Cresole venne investita in pieno e lì, nel garage della sua casa in via lago di Levico, morì Giuseppe Spigolon, vittima vicentina del disastro. Tutta la provincia, da Recoaro Terme a Valli del Pasubio, fu duramente martoriata da allagamenti, frane, smottamenti. Ad essere toccate dalla calamità furono oltre 11 mila persone, più di 1.600 edifici privati subirono danneggiamenti, 274 i negozi, 63 i pubblici esercizi, 55 tra industrie e capannoni, 23 scuole, 8 strutture sanitarie, 22 impianti sportivi, 11 chiese e parrocchie, 9 uffici pubblici, 3 farmacie, 16 monumenti. In totale, 49,50 chilometri di strade andarono sotto acqua. La conta finale fu di 6,5 milioni di euro. Numeri che racchiudono il dramma vissuto da famiglie e comunità, colpite ma non affondate. In grado di riemergere da fango e dai detriti con forza e caparbietà, prosciugando, pulendo, riorganizzando abitazioni, aziende, attività economiche e sociali. Senso del dovere, certo, ma anche senso di solidarietà: i volontari, spesso giovanissimi come gli "angeli del fango", sfiorarono quota 200 e contribuirono in modo decisivo alla ripartenza a tempo di record.

 

Le prime pagine del GdV dal 2 al 12 novembre 2010

Giulia Armeni

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