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Il caso

Delitti Ludwig
Abel torna libero
dopo 32 anni

La scena del delitto in via Cialdini firmato “Ludwig”. Era il 20 luglio  1982.
La scena del delitto in via Cialdini firmato “Ludwig”. Era il 20 luglio 1982.
La scena del delitto in via Cialdini firmato “Ludwig”. Era il 20 luglio  1982.
La scena del delitto in via Cialdini firmato “Ludwig”. Era il 20 luglio 1982.

Due giovani, uno pseudonimo - Ludwig - e una scia si sangue lunga 7 anni, con delitti anche a Vicenza, tra cui quello dei frati di Monte Berico, padre Gabriele Pigato e padre Giuseppe Lovato, il 20 luglio del 1982. Ieri, 34 anni dopo quel duplice assassinio - commesso in coppia con Marco Furlan, entrambi veronesi di famiglia borghese - e 32 anni dopo l’arresto, Wolfgang Abel è tornato un uomo libero. «Come mi sento? Sono un po’ più sereno, di certo è finito un incubo». Wolfgang Abel scandisce le parole, parla lentamente: «Sono un matematico, le emozioni sono una cosa diversa. Ma sono più sereno, certo». Libero. Completamente libero, dopo aver scontato gli anni di reclusione inflitti per gli omicidi di “Ludwig” e trascorso gli altri 10 tra misure di sicurezza e libertà vigilata. Abel, assistito dall’avvocato Cristiano Pippa, non è più ritenuto socialmente pericoloso, per questo la dottoressa Isabella Cesari, il magistrato di Sorveglianza, dopo aver dichiarato «cessato lo stato di pericolosità sociale» di Abel ha revocato la misura.

Una decisione che arriva dopo il deposito della perizia medica nella quale si attesta che «a così lunga distanza dal precedente trascorso, bisogna necessariamente valutare se allo stato esista una condizione psicopatologica che possa riproporre comportamenti già agiti e per i quali il libero vigilato è stato condannato. A tale domanda», si legge nell’ordinanza di revoca della misura, «non si può al momento che dare risposta negativa. Il signor Abel indubbiamente presenta un disturbo di personalità così come già qualificato, ma altrettanto indubbiamente le modalità reattive al momento appaiono del tutto diverse da quelle presentatesi in passato e, in particolare, non emergono indicatori di atteggiamenti che non siano quelli autoriflessivi o comunque con reazioni che non coinvolgono terze persone». Da qui la considerazione finale: «Non si può ritenere che vi sia una probabilità concreta di reiterazione dei comportamenti a suo tempo agiti e allo stato la pericolosità sociale è venuta meno». Il magistrato, dà atto che Wolfgang Abel «da anni tiene un comportamento corretto ed ha uno stile di vita regolare, non ha mai manifestato disturbi del pensiero o crisi psicotiche, si sottopone regolarmente alla terapia psicologica prescrittagli, non abusa di alcol, ha recentemente trovato un nuovo lavoro che lo soddisfa e si è dichiarato in più occasioni disponibile a continuare la terapia se il proprio medico gliene indicherà la necessità o l’utilità».

Il primo arresto per Wolfgang Abel, residente ad Arbizzano di Negrar, avvenne il 3 marzo del 1984: per lui e per l’amico Marco Furlan l’accusa era di aver ucciso 12 persone utilizzando la sigla di Ludwig a partire dal 25 agosto 1977. Omicidi cruenti, utilizzando il fuoco, quasi una sorta di purificazione. Una striscia omicida che non ha risparmiato Vicenza: nel 1980 l’uccisione di Alce Maria Baretta, di 52 anni; il 20 luglio del 1982 l’agguato ai frati in via Cialdini, a colpi di martello. Furono arrestati in provincia di Mantova. Trent’anni di reclusione la condanna in primo grado nel febbraio 1988. Nel 1991 la Cassazione confermò la condanna di secondo grado: 27 anni di cella. Solo Abel tornò in carcere, l’amico era fuggito prima della pronuncia della Suprema Corte. I loro destini si divisero: Furlan (ritrovato e arrestato a Creta nel 1995) rimase a Opera fino al 2008, e tornò libero nel 2010. Abel invece, uscito dal carcere nel 2006, fu sottoposto per 3 anni alla misura di sicurezza di Casa di lavoro e dal 2009 alla libertà vigilata prorogata di anno in anno. Fino a ieri.

Fabiana Marcolini

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