<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Vicenza

Covid, una lunga scia di lutti: la cappellina invasa dalle bare

Le bare invadono la cappellina delle celle mortuarie che sorgono a fianco dell'ospedale San Bortolo
Le bare invadono la cappellina delle celle mortuarie che sorgono a fianco dell'ospedale San Bortolo
Le bare invadono la cappellina delle celle mortuarie che sorgono a fianco dell'ospedale San Bortolo
Le bare invadono la cappellina delle celle mortuarie che sorgono a fianco dell'ospedale San Bortolo

I figli, le mogli, i nipoti che si sono recati nella cappellina delle celle mortuarie dell'ospedale San Bortolo di Vicenza hanno dovuto cercare il proprio defunto. Nella stanzetta consacrata c'erano una decina di bare, una vicina all'altra, perché gli spazi adibiti qualche metro più in là non c'era più posto. L'immagine colpisce e strazia il cuore di quanti hanno perso una persona cara negli ultimi giorni. Quasi tutti sono stati uccisi dal Covid, o da complicazioni legate al virus. Una scia di lutti che si allunga di giorno in giorno, con la triste contabilità che ha raggiunto le 878 croci dall'inizio della pandemia: 37 nella sola giornata di ieri

 

LA FILA. Un video girato nei giorni scorsi riprendeva una lunga fila di furgoni, quelli delle imprese funebri, vicino all'ingresso delle celle mortuarie in via Fratelli Bandiera. Le onoranze erano in attesa di poter caricare la bara del defunto da portare poi in chiesa per il funerale. La scena si ripete di frequente, soprattutto all'inizio della settimana, quando le salme dei deceduti durante il sabato e la domenica sono numerose, e riempiono le sale, i corridoi e anche la chiesetta dove spesso si celebrano i funerali. In queste settimane raramente si vede lì il rito delle esequie, per ragioni di spazio. I familiari delle vittime del Covid sono in fila all'esterno, in piccoli gruppetti, anche per assistere alla benedizione, ma spesso gli impresari suggeriscono ai parenti di aspettare direttamente nella loro parrocchia, per evitare assembramenti, o nella cappellina del cimitero. Anche celebrare l'ultimo addio risulta complicato, e gli impresari fanno i salti mortali per far rispettare le norme ed evitare nuovi possibili contagi.

 

LA TESTIMONIANZA. «È un dolore impossibile da descrivere quello che provo sapendo che mio padre ha passato gli ultimi giorni completamente da solo, senza nessun parente a fianco - racconta Antonio, il figlio di un pensionato morto per coronavirus - Un dolore che si ripete a vederlo qui, ora, in questa bara, a fianco di persone che non ha conosciuto, ma che come lui hanno perso questa battaglia che hanno dovuto combattere in solitudine. E lo dico pensando a quanti ancora non credono, e immaginano una grande congiura. Questo dolore fa capire tante cose, e rende consapevoli anche gli increduli». 

Diego Neri

Suggerimenti