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Nelle due Ulss vicentine

Covid, fra medici e infermieri più di 350 contagiati. E anche tanti pazienti positivi

Oltre 250 fra medici e infermieri positivi nell’Ulss 8. Altri 110 alla 7. Sono coinvolti quasi tutti i reparti. Il contagio è trasversale. In larghissima maggioranza asintomatici, intercettati dallo screening aziendale, in isolamento. E anche pazienti che si positivizzano dopo essere entrati in ospedale facendo da miccia a cluster interni. Una differenza sostanziale fra la prima ondata e il ritorno autunnale del virus è in questi due scenari che pesano non poco sul carico di lavoro del personale, e fanno capire quanto siano maggiori oggi le difficoltà che incontra l’Ulss per rispondere agli attacchi dirompenti del Covid. 

 

A marzo e aprile i dipendenti contagiati furono pochi. I medici ricoverati si contavano sulle dita di una mano, mentre adesso, i tamponi di verifica che si ripetono a cadenza periodica fanno emergere contagi a catena con la conseguenza che gli organici si dimezzano, strutture strategiche rischiano di restare sguarnite, e occorre trovare in tempo reale personale di supporto. Stesso discorso nei letti di degenza. In primavera le corsie rimasero “pulite”, non contaminate. Ora sempre più pazienti che all’ingresso in ospedale sono negativi e due o tre giorni dopo diventano improvvisamente infetti. Oggi il pericolo esplode all’interno moltiplicando gli ostacoli. La ragione c’è. «In primavera - spiega il ds Salvatore Barra - ci fu il lockdown totale e l’ospedale si svuotò. Solo casi urgenti. Adesso la gente continua a ricorrere all’ospedale. L’afflusso è pressoché normale in pronto soccorso. I reparti sono pieni di pazienti anche se cerchiamo di dimetterne il più possibile, e, quindi, il rischio è molto alto».  

 

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Franco Pepe

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