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Vicenza

Così i "furbetti"
della cattedra
inguaiano le scuole

Polemica sui prof "mordi e fuggi"
Polemica sui prof "mordi e fuggi"
Polemica sui prof "mordi e fuggi"
Polemica sui prof "mordi e fuggi"

VICENZA. Furbetti della cattedra, professori mordi e fuggi, insegnanti per ripiego. Le definizioni possono essere diverse, ma il concetto è lo stesso ed è quello che racchiude il vizietto di alcuni insegnanti di usare la scuola a proprio uso e consumo per vedersi garantito uno stipendio a fine mese o riuscire a svolgere nella stessa giornata altri lavori. Il tutto a discapito dell'organizzazione scolastica nel suo complesso e della continuità didattica per gli studenti.

 

IL CASO. Il caso dell'insegnante di diritto che i primi di settembre ha accettato l'incarico annuale al liceo Brocchi di Bassano e subito dopo ha presentato richiesta di aspettativa è emblematico e in attesa di essere chiarito solleva questioni sia di carattere giuridico che etico, dal momento che a pagare le conseguenze di cattedre vuote e valzer di supplenti sono per primi gli studenti. Ma rappresenta anche una delle tante facce di un sistema contraddittorio che da un lato costringe gli insegnanti a spostarsi da nord a sud per lavorare, dall'altro consente agli stessi di sgusciare via facilmente da situazioni scomode ricorrendo ad assegnazioni provvisorie, ricongiungimenti, e a quanto previsto dalla legge 104.

 

DEONTOLOGIA E REGOLE. Carmelo Cassalia, segretario provinciale della Cgil scuola, spiega che casi limite, riconducibili a docenti che dimostrano scarsa deontologia, negli ambienti scolastici vicentini ce ne sono, ma rappresentano una piccola percentuale. Il cosiddetto doppio lavoro, ad esempio, è regolamentato e ingegneri, avvocati, commercialisti devono essere autorizzati dal capo d'istituto se svolgono la libera professione che deve essere compatibile con gli impegni scolastici. Diverso, invece, è il caso di chi risulta un po' troppo spesso assente per la 104 o si presenta a scuola qualche giorno per poi andarsene. «Quest'anno alcuni insegnanti dopo aver accettato l'incarico hanno chiesto l'aspettativa, ma le motivazioni che stanno dietro a questa decisione sono serie», fa notare Cassalia, sottolineando che «bisogna essere garanti dei diritti contestualizzando ogni singola posizione. Non si può sparare a zero perché un precario "parcheggiato" nelle graduatorie in attesa di una nomina in ruolo ricorre all'aspettativa, non solo è la stessa normativa a permetterglielo, ma possono esserci ragioni professionali, familiari ed economiche che lo spingono ad una scelta simile». I mali della scuola, per il sindacalista, sono altri. «Buona parte dei posti vuoti che si sono registrati in Veneto all'inizio dell'anno scolastico - dice - sono dovuti al fatto che diverse graduatorie risultano esaurite, mancano insegnanti specializzati e non c'è una programmazione precisa del fabbisogno del territorio. Sarebbe auspicabile che le modalità di reclutamento permettessero alle scuole di gestire meglio le emergenze».

 

GRADUATORIE FLOP. «Le graduatorie non hanno più senso - interviene Gianni Zen, preside del liceo Brocchi -, bisogna guadare negli occhi le persone, capire se oltre alle competenze necessarie hanno anche l'attitudine e la motivazione ad entrare in classe. Ci vogliono insomma altri requisiti, le cosiddette "soft skill" che includono atteggiamento e relazioni interpersonali». Il preside del liceo Brocchi dovrà ora individuare il supplente da nominare al posto dell'insegnante che dopo essere stato incaricato aveva chiesto l'aspettativa e, dopo aver ottenuto un diniego, ha quindi presentato certificato medico ed è tornato a casa. «Di fronte ad un sistema che tiene in ballo per anni gli insegnanti prima di assumerli - difende la categoria il segretario Snals Doriano Zordan - c'è chi rivendica i suoi diritti, nella fattispecie l'aspettativa che è il caso di ricordarlo non comporta stipendio né punteggio in graduatoria e per lo Stato è a costo zero». Poi però succede che, nelle maglie della legge e nell'incrocio dei diritti, il conto lo paghino la scuola e gli studenti.

Anna Madron

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