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La ricerca

Come nasce la nuova cura made in Vicenza

«La ricerca – spiega il primario di ematologia del San Bortolo Marco Ruggeri – deve passare per forza dalle provette che si usano nelle fasi accademiche a una cell factory se si vuole che il prodotto di una indagine scientifica diventi un farmaco iniettabile. Questo passaggio è strategico e qui interviene il laboratorio di terapie cellulari avanzate della nostra Ulss. Ora ci sarà bisogno dell’autorizzazione dell’Aifa. Quando l’avremo potremo sperimentarlo su questi pazienti che non hanno alternative». Il processo è stato sviluppato in simbiosi, con un lavoro di osmosi partito 3 anni e mezzo fa, fra il gruppo di Antonio Rosato dell’università di Padova e il lab di Giuseppe Astori. «L’idea di Rosato è stata di indirizzare queste cellule-killer verso il tumore usando un anticorpo particolare. Poi, c’è stato il ruolo fondamentale di Ruggeri e dell’ematologia del San Bortolo. L’intuizione vincente è stata di partire dal sangue del paziente». Con un semplice prelievo, 20 millilitri, una siringa di sangue, si ricavano miliardi di cellule. Il farmaco è quasi pronto. 

Franco Pepe

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