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Processo BpVi

Cinque ore
per la difesa
di Zonin

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L’aula dell’udienza preliminare del processo BpVi. COLORFOTO
L’aula dell’udienza preliminare del processo BpVi. COLORFOTO
L’aula dell’udienza preliminare del processo BpVi. COLORFOTO
L’aula dell’udienza preliminare del processo BpVi. COLORFOTO

VICENZA. Quando l’avvocato Enrico Ambrosetti, che difende l’ex presidente di BpVi Gianni Zonin assieme al collega Nerio Diodà, prende la parola e inizia la sua arringa difensiva sono da poco passate le 10. Al netto della pausa pranzo, l’intervento del legale terminerà poco più di cinque ore dopo. Quando, con la richiesta di proscioglimento dell’ex numero uno della Popolare, formulata al giudice Roberto Venditti, si chiude anche quella che dovrebbe essere la penultima udienza preliminare del processo dove  sono  imputati sei ex vertici di BpVi, oltre, appunto, a Zonin.

 

Quella dell’avvocato Ambrosetti è una difesa che esclude qualsiasi responsabilità da parte di Zonin. Di più: «Non c’è alcun elemento di prova - afferma il legale - che possa reggere in un dibattimento». E questo perché, insiste Ambrosetti «si tratta di un’indagine monca dove i veri responsabili di quanto accaduto sono fuori dal processo e quindi il dibattito non sposterebbe nulla».

 

La difesa dell’ex presidente di BpVi punta il dito soprattutto su alcuni nomi, e tra questi quelli di Massimo Bozeglav, il responsabile dell’Internal Audit della Popolare; di Adriano Caoduro, ex vice direttore generale della banca e di Samuele Sorato, l’ex dg la cui posizione processuale è stata attualmente stralciata sino a dicembre per motivi di salute. Invece, secondo la difesa dell’ex presidente, «fino alla fine si è sempre cercato di salvare la banca». Tanto che è in questo momento che arriva il paragone tra Zonin ed Ettore, l’eroe omerico dell’Iliade: «Entrambi - spiega Ambrosetti - pur conoscendo già il loro destino hanno combattuto sino all’ultimo. Nonostante tutto». 

 

Matteo Bernardini

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