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Vicenza

Certificato verde, scoppia il "caso Usa": soldati e civili respinti dai locali. In 14mila nel limbo

La vaccinazione per il personale della caserma Ederle
La vaccinazione per il personale della caserma Ederle
La vaccinazione per il personale della caserma Ederle
La vaccinazione per il personale della caserma Ederle

Decine di soldati e civili americani lasciati alla porta. «Senza green pass non si può entrare» è la motivazione - in punta di diritto corretta - addotta dagli esercenti di alcuni locali della città. Se però il certificato vaccinale a stelle e strisce è in tutto e per tutto equiparabile a quello italiano, ecco che, ad una settimana dall’introduzione del lasciapassare sanitario, scoppia il “caso Usa”. «Il comando della guarnigione dell’esercito statunitense in Italia ha ricevuto la segnalazione di alcuni cittadini statunitensi dipendenti delle installazioni di Vicenza e Camp Darby a cui è stato negato l’accesso a ristoranti e bar da quando serve avere il green pass», riferiscono in una nota i vertici della caserma Ederle, che parlano di «situazione unica». 

Nel limbo generato da un vuoto burocratico ci sono a Vicenza 14 mila cittadini statunitensi - 4 mila militari e 9 mila tra familiari e dipendenti - delle basi Ederle, Del Din e di Longare. «Impossibilitati a scaricare il green pass – segnalano ancora dalla Ederle - si trovano nella necessità di dover dimostrare ogni volta che il certificato vaccinale emesso dalle autorità sanitarie statunitensi è equipollente alla certificazione italiana». E non sempre con successo, visti i “respingimenti” messi in atto dai locali pubblici ma anche da qualche museo. 

A scendere in campo per chiarire il qui pro quo e per evitare ulteriori disagi e fraintendimenti è il colonnello Matthew Gomlak, neo comandante della guarnigione Usa alla Ederle. «Siamo utenti di beni e servizi italiani, perché la maggior parte dei nostri militari e delle loro famiglie vivono immersi nella comunità locale qui in Veneto come pure in Toscana – ricorda il colonnello Gomlak – e sappiamo anche che gli esercizi commerciali sono interessati a mantenere i rapporti con la clientela statunitense»
Un misunderstanding che colpisce anche i 2 mila americani di Camp Darby in Toscana, ma anche le comunità di Aviano e Napoli e che rischia dunque di avere conseguenze sul piano dei rapporti tra Paesi, tanto da aver già fatto mettere in moto la macchina diplomatica, dall’esercito all’ambasciata statunitense a Roma.

Eppure secondo il comando di guarnigione, oltre il 75% del personale statunitense in forza presso le sedi di Vicenza e Darby, inclusi soldati, civili e familiari, risulta regolarmente vaccinato contro il Covid. Ed è sempre il comando a far notare come «molti dipendenti italiani abbiano ricevuto il vaccino all’interno delle basi, grazie ad accordi con le aziende sanitarie locali; per costoro proprio il ministero della salute ha chiarito che le certificazioni vaccinali rilasciate dalle autorità sanitarie degli Stati Uniti d’America sono riconosciute come equivalenti alle certificazione nazionale del green pass, e quindi valide per gli usi interni in Italia». E infatti il ministero della salute nei giorni scorsi ha emanato una circolare che regola i requisiti che le certificazioni vaccinali rilasciate da Stati terzi, inclusi gli Stati Uniti, devono riportare, per essere utilizzabili in Italia: dati identificativi del titolare (nome, cognome, data di nascita); dati relativi al vaccino (denominazione e lotto) e la data/e di somministrazione del vaccino. Informazioni contenute anche nel tesserino bianco con il logo CDC in dotazione a molti cittadini Usa e che può essere esibito al pari del green pass. 

L’alternativa, per tutti, è girare con la copia della circolare del ministero da mostrare agli esercenti non a conoscenza degli ultimi sviluppi normativi. «A tutti gli effetti il certificato di vaccinazione rilasciato dalle autorità statunitensi è riconosciuto come equivalente al green pass e consente quindi il libero accesso ai servizi per i quali è richiesto il certificato verde europeo – conferma la dottoressa Maria Teresa Padovan, direttrice del Sisp dell’Ulss 8 Berica - questo vale per il personale militare di stanza in Italia, ma anche per eventuali turisti statunitensi in Italia». «Del resto – conclude Padovan - va ricordato che a differenza di altri Paesi extra Ue, i vaccini utilizzati dagli Stati Uniti sono i medesimi autorizzati in Europa (Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Janssen)». 

Giulia Armeni

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