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Il maxiprocesso

Crac BpVi, le richieste della procura in appello: per Zonin 5 anni e 10 mesi

Per i pm vanno condannati a 5 anni e 4 mesi anche Zigliotto e Pellegrini. Stessa pena per Marin e Piazzetta. E l’ex vice dg Giustini a 4 anni e 7 mesi
Il processo BpVi a Mestre
Il processo BpVi a Mestre
Il processo BpVi a Mestre
Il processo BpVi a Mestre

Al termine di tre giorni di requisitorie, ieri pomeriggio, giovedì 22 settembre, poco prima delle 18, il sostituto procuratore generale, Alessandro Severi, ha formulato al Collegio d’Appello presieduto dal giudice Francesco Giuliano le richieste dell’accusa contro i sei imputati per il crac BpVi

Le richieste di condanna della procura

La pena più alta, 5 anni e 10 mesi di reclusione è stata sollecitata nei confronti dell’ex presidente Gianni Zonin; 5 anni e 4 mesi di reclusione sono stati invece chiesti per l’ex consigliere di amministrazione, Giuseppe Zigliotto, per gli ex vice direttori generali Andrea Piazzetta (responsabile dell’area Finanza della banca) e Paolo Marin (a capo dei Crediti). Stessa pena anche per il dirigente preposto al Bilancio, Massimiliano Pellegrini. Verso l’altro ex vice direttore generale, Emanuele Giustini (l’unico che ha ammesso le proprie responsabilità nella mala gestio dei vertici che ha condotto al default dell’ex Popolare) la procura generale ha domandato una condanna a 4 anni e 7 mesi di reclusione.

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Nei confronti dell’ente, imputato per la responsabilità amministrativa, chiesta la condanna tramite il versamento della somma di 324 mila euro. Sui calcoli che hanno portato alle richieste, i sostituti procuratori hanno sottratto la prescrizione di quattro reati legati all’aggiotaggio avvenuti nel corso del 2013 e andati quindi in prescrizione (si tratta di una pena di 15 giorni ciascuno per complessivi due mesi) inoltre risultano prescritte due fattispecie di falso in prospetto che sarebbero state compiute una fino al 2013 e l’altra sino al 2014; in questo caso vanno defalcati ulteriori 6 mesi di reclusione. Il computo complessivo è quindi quello di 8 mesi da scalare rispetto al massimo della pena previsto. Per quanto invece riguarda la posizione di Emanuele Giustini, a fronte della sua confessione, la procura ha riconosciuto le attenuanti prevalenti sulle aggravanti; da qui, dunque, lo sconto “proposto” al Collegio.

La novità rispetto al processo di primo grado

Rispetto al primo grado, la procura generale di Venezia ha chiesto la condanna sia di Giuseppe Zigliotto, sia del manager Massimiliano Pellegrini. Entrambi erano stati assolti dal tribunale Collegiale di Vicenza. Una decisione che era stata però impugnata dalla procura berica, tramite i sostituti Pipeschi e Salvadori che avevano quindi presentato appello. Al termine del processo di primo grado per l’ex consigliere di amministrazione era stata chiesta una condanna a 8 anni e due mesi di reclusione; stessa pena che era stata sollecitata anche per il dirigente preposto al bilancio.

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Cresce l'attesa per la sentenza del Collegio d'Appello

Al termine dell’ultima parte della requisitoria nel processo di primo grado, era il 15 dicembre 2020, la procura di Vicenza aveva chiesto per Zonin una pena a 10 anni di reclusione, per l’ex vice dg Giustini 6 anni e 8 mesi; per l’altro ex vice dg Marin, per il dirigente preposto al Bilancio, Pellegrini e per l’ex esponente del cda Zigliotto 8 anni e due mesi, mentre per il responsabile della Finanza, Piazzetta, 8 anni. A conclusione del processo l’ex presidente di BpVi era stato condannato a 6 anni e mezzo; Giustini a 6 anni e 3 mesi; Marin e Piazzetta a 6 anni. Assolti invece Zigliotto e Pellegrini. Che adesso invece sono tornati nel mirino della procura.

La sentenza del Collegio d’Appello è attesa lunedì 10 ottobre al termine della Camera di consiglio. Quella di ieri è stata la 19esima udienza. L’ultima si terrà mercoledì 5 ottobre. Le prossime sedute saranno dedicate agli interventi delle parti civili e alle discussioni dei legali difensori degli imputati, gli avvocati Ambrosetti e Padovani (Zonin), Miucci e Dominioni (Giustini), Roetta ( Marin), Giovanni e Giulio Manfredini (Zigliotto), Manes (Pellegrini), Bertolini Clerici e Todaro (Piazzetta).

Le ultime requisitorie dell'accusa

Ieri è stata la giornata dell’ultima (delle tre complessive) udienza dedicata alle requisitorie dell’accusa. Prima del sostituto procuratore generale Severi, avevano preso la parola i pubblici ministeri Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori. Pipeschi, il primo a intervenire, si è soffermato sulla posizione di Giuseppe Zigliotto; Salvadori ha invece trattato la posizione dell’ex dirigente Massimiliano Pellegrini.

Secondo la procura Zigliotto «era a conoscenza della direttiva generale partita dalla direzione generale di concludere le operazioni baciate e lui stesso ne ha compiute. Zigliotto - ha insistito Pipeschi - le operazioni correlate le ha fatte, rifatte e fatte ancora. E non sapeva solo delle sue, ma anche di quelle che stava facendo tutta la rete. L’ex consigliere di amministrazione era una persona preparata che sapeva cosa stava facendo e le conseguenze che questo comportava».

E secondo l’accusa la stessa responsabilità, seppur rivestendo un ruolo diverso è in capo anche a Pellegrini. «Che era presente - ha ripetuto più volte il pm Salvadori - quando nei comitati di direzione si parlava della prassi delle baciate e della necessità di realizzarle in modo organizzato e strutturato». Una correità ribadita, stando alla procura, anche nella vicenda legata alla società di revisione Kpmg che aveva rilevato 17 operazioni correlate «e che Pellegrini aveva cercato di occultare cooperando col dg Sorato e con il suo vice Piazzetta».

Matteo Bernardini

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