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Vicenza

BpVi, Bankitalia
e Banca Intesa
fuori dal processo

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L'ex sede della BpVi
L'ex sede della BpVi
L'ex sede della BpVi
L'ex sede della BpVi

VICENZA. Ora il rischio è una certezza: le oltre 8 mila parti civili costituitesi nel processo per il crac di BpVi, in caso di una sentenza di condanna nei confronti dell’ex istituto di credito di via Framarin (imputato per responsabilità amministrativa in veste di ente giuridico) rischiano di rimanere a bocca asciutta per l’eventuale risarcimento danni.
Ieri, infatti, il tribunale collegiale nel corso dell’udienza che si è svolta nell’aula bunker di Mestre ha respinto la richiesta (formulata dai legali di parte civile) di autorizzare la citazione in giudizio di vari responsabili civili: Bankitalia, Consob, la società di revisione Kpmg; Banca Nuova; Banca Intesa e il professor Mauro Bini, professore universitario alla Bocconi, chiamato dalla vecchia dirigenza della banca come l’esperto esterno chiamato a stabilire il prezzo delle azioni, arrivate a valere sino a 62,5 euro a titolo.
Il collegio, presieduto dal giudice Miazzi, ha accolto come unico responsabile civile la Banca popolare di Vicenza in liquidazione coatta amministrativa. Tradotto la “bad bank”, quella, per intenderci, che ha le casse vuote e può contare esclusivamente su parte del patrimonio immobiliare dell’istituto di credito. Ex sedi e palazzi recentemente finiti all’asta che però possono portare in dote, al massimo, qualche decina di milioni di euro. Soldi che tra l’altro, in primis, finiranno allo Stato e, nel caso, solo successivamente alle parti civili. A cui arriverebbero briciole.
 

Matteo Bernardini

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