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Vicenza

L'effetto green pass: all'ingresso dei locali schierati gli steward

Addetti al green pass. Steward assunti appositamente oppure camerieri tolti al servizio in sala e spostati all'ingresso dei locali per verificare – smartphone o tablet alla mano – la validità dei qr code. Il primo week end di entrata in vigore della carta verde sanitaria si traduce, anche nel Vicentino, in un ennesimo cambio di marcia per il mondo della ristorazione.

Dopo i separé in plexiglas, dopo i tavoli per quattro anzi per sei, dopo il “solo asporto e domicilio”, dopo il coprifuoco delle 18, dopo le trattorie riconvertite in mense aziendali, dopo, insomma, un anno e mezzo di usi e costumi rivoluzionati, i ristoranti del capoluogo e della provincia si adeguano al nuovo corso imposto dalle misure anti Covid.

«La questione dei controlli è quella su cui maggiormente, fin dall'inizio, i colleghi ristoratori hanno espresso dubbi e perplessità – sottolinea Gianluca Baratto, presidente di Fipe Confcommercio – e dopo il primo fine settimana di funzionamento del green pass più di qualcuno si è reso conto di aver bisogno di almeno una persona fissa da sistemare all’entrata per poter in questo modo espletare le procedure di monitoraggio del green pass».

È il caso, per esempio, della pizzeria “Al Company” in strada Padana verso Padova o del rifugio “Val Formica” a Cima Larici. Luca Semenzato, titolare del “Company” (locale con 300 coperti all'interno e altri 150 nel giardino esterno) lo ha già messo in conto: «Dovremo selezionare una persona appositamente per fare “accoglienza”, ci vuole almeno un minuto per controllare ogni pass e già tra un mese, quando non si starà più fuori, prevediamo quindi colonna e attesa». 

Il test del week end poi, ha confermato quello che i ristoratori temevano: «Tante persone ancora senza pass. Tanto che abbiamo avuto il giardino pieno e la sala interna vuota, ma soprattutto perché molti ragazzi sopra i 12 anni ancora non sono vaccinati e allora gruppi di giovanissimi e famiglie non possono muoversi, a meno di non restare all'esterno – osserva Semenzato – o, se piove, di disdire, con tutti i disagi che tutto questo comporta per noi».

L'accertamento dei codici – è ormai noto – viene effettuato attraverso l'applicazione ufficiale ministeriale VerificaC19. Attraverso la fotocamera si inquadra il “qr code” e si scopre in tempo reale se la certificazione è valida o meno. In caso affermativo, va confrontato il nome del pass con quello presente sui documenti del cliente, che dovrebbe presentarsi già con carta d'identità, patente o altro documento in corso di validità per evitare quindi code e disagi. Nelle location più grandi però e in quelle dove si fa un tipo di ristorazione veloce, magari birrerie più ampie e con un target giovane, il procedimento rischia di rallentare se non addirittura di imbottigliare gli accessi agli esercizi commerciali .

Al rifugio “Val Formica” sull'altopiano di Asiago, un addetto ai certificati c'è già: «Purtroppo non abbiamo scelta e per noi questo finisce per rappresentare un costo in più – sottolinea il titolare Sandro Bregolato – senza contare che, con il maltempo degli ultimi giorni, abbiamo già registrato un 30 per cento di disdette da parte di comitive che avevano magari uno o due commensali ancora non provvisti di green pass e, non potendo pranzare al chiuso, hanno quindi preferito annullare la prenotazione».
Nelle attività più piccole, dove c'è un tipo di clientela abituale, il timore degli esercenti è legato invece alle modalità con cui chiedere di visionare il passaporto sanitario: «Non è semplice perché si entra nella sfera privata, bisogna usare molto tatto e sensibilità e per questo ci stiamo continuamente confrontando tra colleghi per sondare la situazione», spiega il presidente Baratto.

Che suggerisce, in ogni caso, di non esordire con la formula “avete il green pass?” al momento della prenotazione telefonica: «Se si tratta di una tavolata da 20 persone allora sì, altrimenti va richiesto all'arrivo e in base al possesso o meno del certificato si fanno accomodare le persone», prosegue Baratto.
Con tanti esercizi che hanno approfittato della settimana di Ferragosto per abbassare le serrande però, sarà solo alla fine del mese che si misureranno i reali effetti del lasciapassare sanitario: «Settembre è dietro l'angolo – conclude Baratto – e in vista dell'autunno siamo tutti molto preoccupati per quello che accadrà».

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Giulia Armeni

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