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Veglia notturna per 200 «Salviamo i migranti»

Don Uderzo, il sindaco Balzi e don Menini parroco di Ponte dei NoriAlcuni dei 200 partecipanti alla veglia sul sagrato.  FOTOSERVIZIO TROGU
Don Uderzo, il sindaco Balzi e don Menini parroco di Ponte dei NoriAlcuni dei 200 partecipanti alla veglia sul sagrato. FOTOSERVIZIO TROGU
Don Uderzo, il sindaco Balzi e don Menini parroco di Ponte dei NoriAlcuni dei 200 partecipanti alla veglia sul sagrato.  FOTOSERVIZIO TROGU
Don Uderzo, il sindaco Balzi e don Menini parroco di Ponte dei NoriAlcuni dei 200 partecipanti alla veglia sul sagrato. FOTOSERVIZIO TROGU

Una notte con la mente e il cuore rivolti ai 134 migranti che da 16 giorni sono a bordo della nave della Ong spagnola Open Arms al largo di Lampedusa seguendo l’esempio del parroco dell’isola, don Carmelo La Magra, che dorme sul sagrato in segno di solidarietà per chi passa le notti sui ponti delle navi. L’appello comune in «difesa dei migranti» è «rimanere umani e vicini alle persone che chiedono aiuto». Proprio per questo, in segno di solidarietà e vicinanza, l’altra sera, sul sagrato della chiesa di Ponte dei Nori, in circa 200 hanno deciso di trascorrere la notte all’aperto. Dalle 22 si sono susseguiti interventi di sacerdoti, amministratori e cittadini che hanno risposto all’invito di don Matteo Menini parroco di Ponte dei Nori, di padre Ermes Ronchi di Isola Vicentina e di don Antonio Uderzo di Monteviale. Tra di loro anche amministratori come il sindaco di Valdagno Giancarlo Acerbi con la vice Anna Tessaro e i primi cittadini di Santorso, Gambugliano e Zugliano. Don Matteo Menini ha sottolineato: «Il Vangelo ci chiede di non rimanere indifferenti di fronte agli ultimi, Gesù infatti si è schierato dalla loro parte ed è proprio per questo difficile guardare le immagini di queste navi bloccate in mare». Don Ermes Ronchi ha osservato: «Non possiamo restare inerti, muti, bisogna scegliere l’umano contro il disumano. Beati quelli che hanno sete di dignità e diritti per tutti, quelli che salvano una vita da ogni tipo di morte, quelli che “ero senza terra e mi avete dato un paese”, quelli che non si sono accodati al pensiero di moda». Particolarmente toccante poi la telefonata con don Carmelo parroco di Lampedusa: «Sull’isola raccontiamo a turisti e residenti il mondo dei migranti. Quelli sulla Open Arms non sono persone da temere ma gente povera e vulnerabile. La cosa assurda è che tutti sappiamo, anche chi li sta fermando, che comunque sbarcheranno perché sono ormai in acque italiane: ogni giorno che passano sotto il sole e sulle onde del mare è una tortura gratuita. Si continuano a fare giochi politici sulla vita delle persone più povere e fragili». Anche il sindaco Acerbi ha preso la parola: «Mi conforta essere qua tra tante persone, non sentirsi da soli è importante. Questo è il momento della coscienza e dell’azione e il fatto che ci siano iniziative come questa testimonia che c’è un altro modo di pensare e un’Italia che resiste. Questo come cittadino e come persona mi rincuora. Alla base dell’amministrare ci devono essere valori come compassione e attenzione alle persone». La sua vice ha aggiunto: «È sconvolgente sentire la pesantezza di questa disumanità, l’incapacità e l’impotenza di poter fare qualcosa - ha detto -. Arriva gente che vede la costa di questo Paese che gli hanno raccontato essere una nazione civile e viene fermata: dicono loro che non possono scendere perché c’è una persona che ha deciso che “tu non puoi farlo”». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luigi Cristina

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