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“Vecchio” o nuovo in quel ponte la storia

Il ponte ottocentesco, costituito da cinque arcate in cotto, che venne demolito e ricostruito fra l’agosto e il novembre del 1956L’affresco del 1765 di Tommaso e Andrea Porta che ritrae la prima immagine del ponteIl ponte in cemento armato, inaugurato il 25 novembre 1956,  costato 12 milioni e mezzo, poi demolitoL’attuale ponte a campata unica che ha sostituito il manufatto del 1956. PIERO RASIA
Il ponte ottocentesco, costituito da cinque arcate in cotto, che venne demolito e ricostruito fra l’agosto e il novembre del 1956L’affresco del 1765 di Tommaso e Andrea Porta che ritrae la prima immagine del ponteIl ponte in cemento armato, inaugurato il 25 novembre 1956, costato 12 milioni e mezzo, poi demolitoL’attuale ponte a campata unica che ha sostituito il manufatto del 1956. PIERO RASIA
Il ponte ottocentesco, costituito da cinque arcate in cotto, che venne demolito e ricostruito fra l’agosto e il novembre del 1956L’affresco del 1765 di Tommaso e Andrea Porta che ritrae la prima immagine del ponteIl ponte in cemento armato, inaugurato il 25 novembre 1956,  costato 12 milioni e mezzo, poi demolitoL’attuale ponte a campata unica che ha sostituito il manufatto del 1956. PIERO RASIA
Il ponte ottocentesco, costituito da cinque arcate in cotto, che venne demolito e ricostruito fra l’agosto e il novembre del 1956L’affresco del 1765 di Tommaso e Andrea Porta che ritrae la prima immagine del ponteIl ponte in cemento armato, inaugurato il 25 novembre 1956, costato 12 milioni e mezzo, poi demolitoL’attuale ponte a campata unica che ha sostituito il manufatto del 1956. PIERO RASIA

Se un ponte è per antonomasia il manufatto che permette un collegamento tra due punti separati da un percorso impervio o disagevole, la sua evoluzione, magari documentata da immagini, è suggestiva. E permette quel viaggio fantastico tra realtà e immaginazione, in cui le immagini sono altrettanti “ponti” virtuali per unire momenti della storia di un paese. In questo caso Trissino. “Le ore del vecchio ponte sull’Agno sono contate: in breve sarà demolito e in sua vece sarà fatto il ponte nuovo” così le cronache dell’epoca raccontano la grande opera di demolizione e ricostruzione del ponte avvenuta tra l’agosto e il novembre 1956. A cadere era il ponte ottocentesco costituito da “cinque arcate in cotto, sostenute da solidi pilastri in pietra viva”. “Non ha mai vacillato – specifica il cronista del tempo – per quanto, a volte, fosse tanta e violenta la pressione delle torbide acque sospingenti piante sradicate, rottami ed anche animali”. Il ponte ottocentesco (una fonte, riportata nel libro “Trissino nel Novecento” del 2009 a cura di Giovanni Luigi Fontana e Gaetano Bressan, lo cita esistente nel 1816) sorgeva in un punto interessato nel tempo da altri manufatti, demoliti e ricostruiti, adeguandoli alle necessità e alle tecnologie dell’epoca. La prima immagine del ponte sull’Agno risale al 1765: lo ritrae un affresco di Tommaso ed Andrea Porta nella Villa Superiore della famiglia Trissino. Nel dipinto si nota come accanto al ponte di legno, piuttosto stretto e quindi pedonale, ci fosse un guado per i carri. A recuperare le immagini e le notizie storiche sul ponte sono stati due appassionati di storia locale, Piero Rasia e Primo Faggion, autori di “A Trissino” del 1992, riedito nel 2001 da Pro loco e Comune. Il manufatto ottocentesco “ai nostri nonni – continua la cronaca del 1956 – parve uno sbocco più che sufficiente al traffico del paese che era prevalentemente dei carri e carretti agricoli e di poche carrozze trainate da cavalli, salvo le superbe pariglie dei conti Da Porto per le quali esisteva nella Villa omonima una scuderia monumentale, ricca di marmi e gli stalli e le mangiatoie in legno di noce intagliato. Quante acque sono passate sotto questo vecchio ponte? E quanti pedoni o animali, carri, carretti e carrozze, biciclette, auto, motocicli di ogni specie dalla loro invenzione ad oggi vi sono passati sopra? Quante comitive allegre e tristi, sposalizi o funerali?”. Negli ultimi scorci della Seconda guerra mondiale il ponte “era stato minato e il mattino seguente doveva essere distrutto per togliere ai Tedeschi, in ritirata, la possibilità di invadere il paese”. Eventualità che fortunatamente non si presentò. I lavori per il nuovo ponte furono affidati all’impresa Buzzi di Alte di Montecchio Maggiore. Nel settembre del ’56 il Giornale riporta la conclusione della demolizione: “La resistenza del vecchio ponte ha superato il previsto: da un mese parecchi operai aiutati dal piccone pneumatico e dall’uso di mine lavoravano alacremente per demolirlo e finalmente ieri è caduto l’ultimo pilone. Era infatti un ponte che avrebbe resistito ancora per altri secoli, sia alla violenza di ogni piena di acque, come al carico di qualsiasi peso dei moderni veicoli. Ma era alto e stretto e il suo sacrificio era necessario”. I lavori resero necessaria una deviazione del traffico, anche se qualcuno tentava di attraversare il greto asciutto dell’Agno. Per i pedoni e i ciclisti venne costruita una passerella in legno che però provocò proteste in quanto troppo stretta e nell’ottobre di quell’anno venne tolta. Il nuovo ponte era ormai pronto e, a cinquanta giorni dall’inizio dei lavori, era stato completato. “Il tempo è stato favorevole al sollecito proseguimento dei lavori; ma ci sono stati anche gli imprevisti e più grave fra tutti la demolizione fino alle fondamenta dei piloni che reggevano il vecchio ponte, che, ritenuti idonei, furono invece trovati male costruiti, incapaci di reggere il ponte nuovo e ci fu per due volte l’invasione delle acque”. L’inaugurazione venne fissata per il 25 novembre 1956: alla cerimonia erano presenti numerose autorità, tra cui il Prefetto, il vescovo di Vicenza Carlo Zinato per la benedizione solenne, il presidente della Provincia Giorgio Oliva, il comandante dei Carabinieri di Vicenza e il sindaco Gian Paolo Zampinetti. Progettato dall’ingegner Grazioli di Vicenza, il ponte in cemento armato era costato 12 milioni e mezzo di lire, quattro dei quali erogati da enti statali. Successivamente anche questo manufatto venne demolito e sostituito dall’attuale ponte a campata unica; per le aumentate esigenze di traffico, fu realizzato un secondo ponte più a valle. Per i trissinesi questa è la storia del ponte “senza nome”, per tutti il “ponte vecchio”: passante sopra l’Agno tumultuoso o completamente in secca, è il ponte che porta a casa. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Isabella Bertozzo

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