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Tegola Imu alla Favorità Manca mezzo milione

La zona della Favorita su cui la società non ha versato l’Imu.  MOLINARI
La zona della Favorita su cui la società non ha versato l’Imu. MOLINARI
La zona della Favorita su cui la società non ha versato l’Imu.  MOLINARI
La zona della Favorita su cui la società non ha versato l’Imu. MOLINARI

Costa cara al Comune la lottizzazione Favorita. La zona di proprietà di “Aree Urbane”, insieme a quella del Grumo, è diventata un bel grattacapo in fatto di mancate entrate nelle casse della città. Stando ai calcoli dell’ufficio ragioneria, infatti, dal 2012 proprio da quei terreni non sarebbero arrivati ben 595.000 euro. Senza tener conto di sanzioni e interessi. Il Comune è già corso ai ripari inviando alla società in liquidazione più di un avviso di accertamento. Nel mirino ci sarebbero le aree non ancora edificate a due passi dal parco, ovvero i lotti 9A, 10A-B-C, 11, 12 e 13, che il recente Piano degli interventi ha destinato ad aree verdi e sportive, oltre a quelli della zona del Grumo a Maglio di sopra. E se è già scattata l’iscrizione per il recupero coattivo, per il momento tutto è in stallo. In particolare non sarebbero stati pagati una parte dei 33 mila euro dovuti per l’Ici 2011 e 85 mila euro di Imu all’anno dal 2012 al 2018. E ruota sempre intorno al parco cittadino l’altra questione tributaria che sta tenendo banco: un avviso di accertamento Ici relativo al 2011 con cui il Comune contestava il versamento, inferiore a quello minimo stabilito dalla Giunta, per i 3.195 metri quadrati del lotto 9B della Favorita. Un avviso di accertamento di circa 16 mila euro contro i 3.086 euro effettivamente versati dalla società. A questo punto a decidere sarà la commissione tributaria regionale dopo la sentenza che ha visto vincere in prima battuta “La Favorita srl”. Facendo un passo indietro, nel 2017, la società aveva presentato ricorso alla commissione tributaria provinciale sostenendo che il valore minimo stabilito dalla Giunta per l’area era di 133 euro a metro quadrato e, quindi, il versamento che era stato effettuato era superiore a quanto dovuto: 3.086 euro contro 2.549. Il Comune, a quel punto, non solo aveva rigettato l’osservazione ma, non avendo la società presentato la dichiarazione Ici, aveva rilanciato sostenendo che il valore avrebbe dovuto essere calcolato sui 2 milioni e mezzo dichiarati nell’atto di compravendita del 2007. Riprova ne erano i versamenti degli anni 2008-09-10 che a quella cifra avevano fatto riferimento. Senza tenere conto che le norme applicative approvate con una deliberazione comunale richiamano il principio per cui i parametri minimi sono applicabili a terreni non ancora lottizzati, mentre già nel 2010 era stata realizzata l’urbanizzazione dell’area. Alla luce di tutto questo il valore minimo salirebbe a 256 euro a metro quadrato. Nonostante le osservazioni la commissione tributaria provinciale ha accolto il ricorso della società non limitandosi a condannare il Comune al pagamento delle spese processuali di 500 euro, ma anche obbligandolo a restituire le somme, alla luce della sentenza, indebitamente percepite in precedenza. Un pronunciamento indigesto e incomprensibile per il Comune visto che, per la stessa imposta sugli stessi immobili per il 2010, la commissione regionale aveva dato ragione proprio all’ente, ritenendo applicabile come base imponibile i 2.500.000 di euro dell’atto notarile di acquisto. Da qui il ricorso ai giudici lagunari. «Il dovere di ogni amministrazione è quello di recuperare qualsiasi credito -ha commentato l’assessore al bilancio Liliana Magnani-. Questo vale per entrambe le partite, tenendo conto che le stesse procedure sono sempre state attivate nei confronti dei cittadini inadempienti. In questo caso siamo anche di fronte a cifre consistenti che potrebbero essere impegnate per investimenti». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Veronica Molinari

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