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Valdagno

Caccia ai batteri a scuola: ora è materia di studio

Aria da 10 e lode. A superare il temuto test di qualità è stato l’Iis Marzotto -Luzzatti di Valdagno, guidato da Afra Gecele. Gli studenti della 5B dell’indirizzo biotecnologico e sanitario hanno messo sotto il microscopio i campioni per verificare la presenza di microrganismi potenzialmente nocivi. Un team di 29 ragazzi, guidati dalla docente di microbiologia Patrizia Greco e assistiti dal tecnico di laboratorio Licia Segala, ha per la prima volta a Valdagno sottoposto l’aria di locali scolastici ad analisi per cercare batteri, muffe e lieviti.
 

Test sull’aria e Inail A essere esaminati sono stati i laboratori di chimica e microbiologia, alcune aule e i servizi igienici che si sono dovuti misurare con i parametri stabiliti dall’Inail. Risultato? Aria ottima. «L’idea di affrontare questa prova è nata dalla pandemia -spiega la referente Greco-. In classe abbiamo approfondito l’aspetto dei virus e in particolare del Covid. Proprio considerando le modalità di trasmissione del virus, con cui ci siamo trovati a convivere negli ultimi due anni, abbiamo pensato fosse opportuno fare una prova sul campo. Ci siamo, quindi, posti il problema di misurare la qualità dell’aria che respiriamo a scuola e, visto che si tratta di studenti dell’ultimo anno, c’erano tutte le premesse per affrontare il test. Abbiamo, infatti, utilizzato terreni che i ragazzi hanno già conosciuto per altri tipi di analisi. Arrivati a questo punto del corso di studi sono perfettamente in grado di gestire la modalità di semina e la conta delle colonie. Oltre a saper individuare il tipo di microrganismi rilevati».
 

Virus e muffe Via libera dunque agli studenti che si sono messi a caccia di muffe e lieviti attraverso il metodo del campionamento passivo. «Si tratta di determinare l’indice microbico dell’aria che si traduce nel numero di microrganismi che possono formare colonie in una capsula Petri -aggiunge Greco-. Gli studenti hanno affrontato le varie fasi dello sviluppo di microrganismi su due terreni specifici in condizioni di sterilità. I terreni sono stati versati nelle piastre di Petri che, poi, sono state lasciate aperte per un’ora, a un metro da terra e a un metro di distanza da ogni ostacolo, permettendo ai microrganismi di depositarsi sulla superficie di coltura».
 

L’analisi Dopo il periodo di incubazione di 24-48 ore, previsto per le diverse colture microbiche a temperature stabilite a seconda del tipo di microrganismo da individuare, i giovani ricercatori hanno contato le colonie che si sono formate. In nessun caso sono state superate le cinque colonie che, per l’Inail, sono la soglia fissata per passare da un giudizio ottimo a quello buono. «I ragazzi si sono dimostrati attenti, curiosi e interessati -conclude Greco-. L’esperimento è riuscito e abbiamo potuto escludere che nel nostro ambiente di lavoro quotidiano possano esserci microrganismi che, in concentrazioni elevate, sono potenzialmente nocivi alla salute potendo provocare anche problemi di tipo respiratorio». Lo studente Tommaso Melato ha realizzato un video dell’esperimento visibile sul sito internet dell’istituto scolastico.

 

Veronica Molinari

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