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Si spegne 21 mesi dopo l’incidente

L’incidente  sul Costo risale a novembre del 2017: in quell’occasione era intervenuto l’elisoccorsoFranco Visonà
L’incidente sul Costo risale a novembre del 2017: in quell’occasione era intervenuto l’elisoccorsoFranco Visonà
L’incidente  sul Costo risale a novembre del 2017: in quell’occasione era intervenuto l’elisoccorsoFranco Visonà
L’incidente sul Costo risale a novembre del 2017: in quell’occasione era intervenuto l’elisoccorsoFranco Visonà

Ventun mesi di calvario seguiti a un tragico incidente, fino a che il suo fisico duramente provato non ha ceduto, sfiancato. Due comunità sono in lutto per la morte di Franco Visonà, 58 anni: Valdagno, da dove era originario, e Castelgomberto, dove si era trasferito con la famiglia una quindicina di anni fa. L’uomo, dipendente di una ditta locale, è spirato all’ospedale di Valdagno dopo l’aggravarsi dello stato di salute già debilitato a seguito dell’incidente stradale in cui era rimasto ferito in maniera gravissima 21 mesi fa. Era un sabato di novembre e il motocilcista stava guidando l’Aprilia “RR” lungo la strada provinciale del Costo, diretto all’Altopiano d’Asiago, quando, approssimandosi ad un tornante, perse il controllo della motocicletta fino a cadere rovinosamente sull’asfalto. La moto di grossa cilindrata aveva proseguito per alcuni metri ancora la sua corsa, mentre il conducente era andato a sbattere contro un muretto che delimitava la carreggiata, restando a terra privo di sensi. Le persone accorse avevano subito chiamato il 118 e dall’ospedale di Santorso era giunta un’ambulanza del Suem. I medici avevano ravvisato le gravi condizioni del ferito e fatto intervenire l’elisoccorso, che aveva trasportato Visonà al nosocomio di Vicenza, dove era stato ricoverato nel reparto di rianimazione in prognosi riservata. Sulla dinamica dell’incidente si sono fatte delle ipotesi, chi ha parlato di un improvviso malore, chi di una brusca frenata. Le indagini per ricostruire la vera dinamica dell’accaduto sono state portate avanti dagli agenti della polstrada di Schio. Anche se le intense cure mediche, a cui è stato sottoposto, e la sua forte fibra, l’hanno strappato alla morte, Visonà da quella rovinosa e scomposta caduta dalla moto, non si è più ripreso, rimanendo profondamente debilitato nel fisico tanto che non fece più ritorno in famiglia. Una volta fuori pericolo di vita, è cominciata per il paziente l’odissea dei ricoveri negli ospedali e nelle case di cura: al reparto di lungodegenza al San Lorenzo di Valadagno, poi a Villa Margherita di Arcugnano, specializzata per la riabilitazione ospedaliera intensiva a seguito di gravi traumi, quindi a Villa Serena di Valdagno, una struttura che accoglie i persone con gravi problemi di autonomia. In questi lunghi mesi i familiari, specialmente la moglie Renata e la figlia, sono sempre state vicine al congiunto, ravvivando la speranza in un suo ritorno a casa tutte le volte che vedevano anche i più piccoli miglioramenti, piombando nello sconforto, quando si ripresentava il grave stato di disabilità, fino a quando la situazione è precipitata con il sopraggiungere di nuove complicazioni per la sua salute tanto da richiedere un ultimo ricovero all’ospedale San Lorenzo di Valdagno, dove il fisico, debilitato da 21 mesi di degenza immobile a letto, ha ceduto. La sua morte ha destato vivo cordoglio in quanti conoscevano Franco Visonà sia a Valdagno che a Castelgomberto. Dice di lui chi condivideva la passione della guida su due ruote: se ne è andata una persona tranquilla, che amava la famiglia e il lavoro, aveva la passione di viaggiare in moto, ma Franco era una persona attenta, per cui resta un mistero la modalità dell’incidente. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Aristide Cariolato

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