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Salvini non basta, Valdagno sceglie Acerbi

L’urlo di gioia di Giancarlo Acerbi, portato in trionfo dai suoi sostenitori, dopo la vittoria al ballottaggio.  FOTOSERVIZIO  CISCATO
L’urlo di gioia di Giancarlo Acerbi, portato in trionfo dai suoi sostenitori, dopo la vittoria al ballottaggio. FOTOSERVIZIO CISCATO
L’urlo di gioia di Giancarlo Acerbi, portato in trionfo dai suoi sostenitori, dopo la vittoria al ballottaggio.  FOTOSERVIZIO  CISCATO
L’urlo di gioia di Giancarlo Acerbi, portato in trionfo dai suoi sostenitori, dopo la vittoria al ballottaggio. FOTOSERVIZIO CISCATO

Veronica Molinari Luigi Cristina Ce l’ha fatta Giancarlo Acerbi. Ha rimontato il piccolo svantaggio del primo turno, quando si era fermato al 45,17% contro il 45,89 dello sfidante Alessandro Burtini. Il candidato del centrodestra non è riuscito a cavalcare l’onda lunga del successo leghista delle Europee e ha dovuto lasciare il campo per il mandato bis di Acerbi, che prosegue così la scia del centrosinistra alla guida della città: sarà il sesto mandato consecutivo. Un risultato per nulla scontato, con un’affluenza del 58% in calo di solo 6 punti rispetto al primo turno, in una battaglia che ha visto sfilare in città il vice-premier Matteo Salvini e, per ben due volte in due settimane, il governatore Luca Zaia. Perfino durante l’ultimo spoglio, nella sede del Caroccio di corso Italia c’erano un ministro, Erika Stefani, e un deputato leghista, Erik Pretto. Un distacco di 316 voti (dato ufficioso) che ha decretato il primo cittadino per i prossimi 5 anni. All’arrivo della sezioni di Piana l’urlo liberatorio e poi le lacrime di gioia nella sede di Acerbi che hanno sciolto tutta la tensione non solo della serrata, ma anche delle due settimane che hanno preceduto il ballottaggio. «Grande emozione - ha raccontato il sindaco Acerbi con gli occhi lucidi-. Me l’aspettavo, ero fiducioso ma non era scontato. Il momento politico era terribile. Oggi non ci sono vincitori o sconfitti e da domani si torna al lavoro per la città. Ci sono tante cose da continuare». Il sindaco Acerbi aveva preferito rimanere a casa ad attendere il risultato finale ed è arrivato solo a festeggiamenti in corso, acclamato dai suoi all’urlo di “Giancarlo, Giancarlo”. Burtini, invece, fin dai primi minuti dello spoglio monitorava il computer in cerca di aggiornamenti. A pochi minuti dalla chiusura dei seggi, con l’inizio degli scrutini, le sedi di corso Italia hanno cominciato a popolarsi di sostenitori. Subito i proiettori sono stati accesi per comunicare in diretta i risultati e gli occhi erano puntati su cellulari e computer. Facce tese da entrambe le parti, mentre si scandivano numeri e percentuali. E mentre nella sede di Acerbi si rumoreggiava quasi per stemperare la tensione, in quella di Burtini non volava una mosca e la concentrazione era altissima. Ad una decina di sezioni scrutinate nella sede del centrodestra, con il vantaggio di Acerbi, l’atmosfera si è fatta pesante. Dall’altra parte, invece, si tratteneva il fiato. Un testa a testa che è durato fino alla fine in un crescere di tensione. Alla fine Alessandro Burtini prende con grande eleganza la sconfitta. Quando si capisce che la vittoria è andata, un grande applauso del ministro Stefani, del deputato Pretto e del sindaco di Trissino Davide Faccio sommergono il candidato che comunque sorride e ringrazia. «Abbiamo creato un bel gruppo, siamo comunque lusingati dal risultato, la campagna elettorale è stata superlativa. Non ho rimpianti. Da domani si ricomincia a lavorare. Ringrazio gli elettori. Probabilmente il calo dell’affluenza non ci ha aiutato». Burtini poco dopo il risultato ha chiamato il confermato sindaco Acerbi per complimentarsi della vittoria. Sull’apparentamento con Vitetta ed altro preferisce rimandare un’analisi a mente più fredda. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Veronica Molinari Luigi Cristina

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