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Rischia di morire asfissiato, salvato

La palazzina di via Vicenza a Castelgomberto, teatro del drammatico salvataggioIl carabiniere Francesco Lorusso (a destra) e il maggiore Maronese
La palazzina di via Vicenza a Castelgomberto, teatro del drammatico salvataggioIl carabiniere Francesco Lorusso (a destra) e il maggiore Maronese
La palazzina di via Vicenza a Castelgomberto, teatro del drammatico salvataggioIl carabiniere Francesco Lorusso (a destra) e il maggiore Maronese
La palazzina di via Vicenza a Castelgomberto, teatro del drammatico salvataggioIl carabiniere Francesco Lorusso (a destra) e il maggiore Maronese

Diego Neri Karl Zilliken Quando sono entrati nella palazzina hanno capito che non c’era un istante da perdere. L’odore di gas che proveniva dall’appartamento al terzo piano era fortissimo, e poiché l’inquilino non rispondeva da ore hanno deciso di agire d’impulso. Hanno sfondato la porta, che era chiusa a chiave, a spallate; lo hanno cercato fra le stanze, trovandolo steso a letto. «Era incosciente, ma il cuore batteva e respirava ancora, anche se in maniera flebile», hanno spiegato. Trattenendo il fiato per non riempirsi i polmoni di gas, se lo sono caricato sulle spalle e lo hanno portato giù, di peso, dove in quel momento sono arrivati infermieri e medici del Suem e i vigili del fuoco. Se il cittadino ghanese Manuel John Ezik Kojo, 61 anni, è ancora vivo, lo deve al coraggio e alla determinazione di due giovani carabinieri, l’appuntato scelto Alfredo La Licata e il carabiniere Francesco Lorusso. Ora è ricoverato in condizioni molto serie all’ospedale di Arzignano, ma i medici sono fiduciosi: potrebbe farcela, nonostante un grave malore e nonostante abbia respirato per quasi 24 ore il gas che usciva dal suo fornello. IL DRAMMA. Il salvataggio da ultimo minuto è avvenuto domenica intorno alle 9.30 nella palazzina al civico 10 di via Vicenza, a due passi dal centro di Castelgomberto e dal municipio. L’allarme lo avevano dato alcuni vicini dell’africano, che da un lato sentivano odore di gas, e dall’altro non riuscivano a contattare l’inquilino, che non vedevano dalla prima mattinata di sabato. Come è stato poi ricostruito, l’immigrato, che vive da solo, aveva messo sul fornello un pentolino per scaldarsi del brodo; poi era stato vittima di un malore. Era riuscito a trascinarsi fino al letto, e poi aveva perso i sensi. Nel frattempo, il brodo aveva iniziato a bollire, e il liquido uscito dalla pentola aveva fatto spegnere la fiamma del fornello. Ma il gas aveva continuato ad uscire. E lo aveva fatto per tutta la giornata di sabato e per tutta la nottata fra sabato e domenica. L’appartamento, chiuso dall’interno, con le finestre sigillate, era saturo. Se i carabinieri avessero tentato di accendere la luce, sarebbe esplosa tutta la palazzina. Ma ugualmente il rischio c’era, e il pericolo corso da Kojo e dagli altri residenti - oltre che da chi transita in via Vicenza - è stato elevatissimo. I SOCCORSI. Dopo l’allarme, dato al 115 e al 112, i primi ad arrivare sono stati i militari della pattuglia della stazione di Trissino. I due giovani carabinieri hanno compreso che la situazione era assai pericolosa ma non hanno perso un attimo, precipitandosi prima all’interno dell’appartamento per salvare l’africano per poi chiudere il gas dal fornello e dal contatore e spalancare le finestre. Subito dopo Kojo è stato soccorso dai sanitari del Suem che lo hanno trasportato con urgenza al Cazzavillan: è stato ricoverato in rianimazione. Poi i vigili del fuoco hanno messo in sicurezza l’appartamento e la palazzina. I due carabinieri hanno ripreso il servizio; al termine, sono andati a far visita all’africano che quando si riprenderà saprà chi ringraziare. Quindi l’appuntato e il carabiniere sono rimontati in turno per la notte. Ieri hanno ricevuto il plauso del maggiore Mauro Maronese, comandante di compagnia, per l’atto eroico: anche loro hanno rischiato la vita. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Diego Neri Karl Zilliken

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