<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Nasce l’abito intelligente e la mente è vicentina

Il ricercatore Giovanni Santagiuliana nel laboratorio a Londra.  A.C.
Il ricercatore Giovanni Santagiuliana nel laboratorio a Londra. A.C.
Il ricercatore Giovanni Santagiuliana nel laboratorio a Londra.  A.C.
Il ricercatore Giovanni Santagiuliana nel laboratorio a Londra. A.C.

In un futuro, ravvicinato se le ricerche proseguono con l’attuale ritmo, potremo avere fra le mani un cellulare ultraleggero, ricaricabile in pochi secondi o una connessione in rete che correrà a velocità impensabili, oppure potremo indossare un “vestito intelligente” con le maniche che si arrotolano da sole alla prima vampata di calore. E, ancora, tute ultraresistenti o “giocattoli intelligenti” che si modificano per divertire i bambini. Tutto ciò grazie al grafene, foglio di carbonio dello spessore di un atomo. Dunque invisibile a occhio nudo. E in tutto questo c’è anche un po’ di Cornedo. Sì perché Giovanni Santagiuliana, 32 anni, responsabile di ricerca e spin out del gruppo Nanoforce dei professori Emiliano Bilotti e Ton Peijs all’University Mary Queen di Londra. Con l’ateneo ha ottenuto pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali di primo piano - come “Acs Nano”, “Acs Applied Materials & Interfaces” e “Advances functional materials” - per importanti ricerche sul grafene tanto che alla Nanoforce team si rivolgono le aziende per migliorare le tecniche di produzione, per attualmente sono ancora molto complicate. Si parla del grafene come del materiale del futuro, ultraleggero e resistente, ottimo conduttore termico, meccanico, elettrico, che troverà applicazione in tantissimi oggetti d’uso quotidiano, come “i vestiti e i giochi intelligenti”, i cellulari pieghevoli, le ricariche delle batterie, i robot, le connessioni di rete per citare alcuni degli impieghi più comuni. «Ma, il grafene è difficile da isolare e non è facile fargli mantenere le proprietà combinandolo con gli altri materiali - dice il ricercatore -. Per questo il nostro gruppo di ricerca prosegue con l’obiettivo di colmare il gap fra il mondo della ricerca e delle conoscenze accademiche e il mondo produttivo». Lavora in un laboratorio di ricerca a Londra che è tipico dello scienziato: all’interno c’è un enorme magnete di 16 tesla fra i vari macchinari scientifici, forni e bobine e un computer pieno di dati e... tanta passione. Santagiuliana, figlio di Giuseppe medico di famiglia di Cornedo, si divide tra il laboratorio di Londra e i monti della Valle dell’Agno. È stato da sempre appassionato di materiali, una passione destinata a crescere. Ma ci sono voluti anni di gavetta. «Dopo la laurea a Padova in Scienze dei materiali sono andato a lavorare alla “Campagnolo”, nel settore ricerca e sviluppo dei materiali sempre più leggeri e resistenti per le biciclette. Fino ad approdare, per un anno e mezzo, in California all’University Berkeley - racconta Santagiuliana -. Ho studiato a Trento i “materiali intelligenti”, poi il salto a Londra alla Summer Schools; dopo tre anni e mezzo di esperimenti, si sono aperte le porte dell’università Queen Mary di Londra, diventando responsabile di ricerca e spin out della Nanoforce». Non poteva non mancare la domanda se si sente un cervello in fuga. «Mi sento un cervello europeo», risponde semplicemente il ricercatore cornedese all’insegna della fusione di conoscenze, ovunque acquisite. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Aristide Cariolato

Suggerimenti