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Valdagno

«Mio papà in guerra. Svelata la sua storia dopo oltre 100 anni»

Il sopralluogo sul Cimone. Luca Dal Lago, Bernard Bonimaier figlio del soldato Anton e Marco Medici VE.MO.
Il sopralluogo sul Cimone. Luca Dal Lago, Bernard Bonimaier figlio del soldato Anton e Marco Medici VE.MO.
Il sopralluogo sul Cimone. Luca Dal Lago, Bernard Bonimaier figlio del soldato Anton e Marco Medici VE.MO.
Il sopralluogo sul Cimone. Luca Dal Lago, Bernard Bonimaier figlio del soldato Anton e Marco Medici VE.MO.

Da due righe poco leggibili, la storia di una vita. La curiosità di Luca Dal Lago, 48 anni, di Castelvecchio, ha fatto riemergere i ricordi di una famiglia austriaca che è arrivata in Italia per accarezzare la scritta lasciata dal proprio caro. Appassionato della Grande Guerra, il valdagnese non è nuovo ad escursioni sui luoghi del conflitto da dove si porta a casa foto di scritte e graffiti impresse nella roccia dai soldati.
L’ultima è stata quella scattata a ottobre scorso quando, in compagnia dell’amico e storico Francesco Preto, ha raggiunto il monte Cimone. Era lì all’uscita di una piazzola da mitragliatrice e lanciagranate in un avamposto austriaco. Non era la prima volta che raggiungeva la cima che domina Tonezza, ma il suo sguardo è stato catturato da una scritta che riportava i dati di un soldato: Anton Bonimaier, Hoch Pangau, Ir 59, 17 luglio 1917. E due righe quasi illeggibili. «Una decina di giorni più tardi ho deciso di mettere un appello sulla pagina “La Grande Guerra” su Facebook. In tanti hanno risposto individuando in quelle parole il 59° reggimento, 1° compagnia, 2° plotone - dice Dal Lago -. Potevo ritenermi soddisfatto. Invece Marco Medici di Sassuolo mi ha proposto di approfondire la ricerca per vedere se si riusciva a risalire a quel soldato». Così, tramite internet, Medici ha individuato un’azienda di Pongau, distretto nel Salisburghese, e l’ha contattata via mail.
Il destino ha voluto fosse di un lontano parente di Anton Bonimaier che ha fornito il contatto del nipote, arrivando fino al figlio Bernard che abita a Annaberg-Lungötz, una settantina di chilometri a sud di Salisburgo e oggi ha 87 anni. «Sembrava impossibile - prosegue Dal Lago -. Grazie a Marco abbiamo raggiunto Bernard penultimo di 8 figli di cui tre ancora vivi: ci ha raccontato che suo papà, tornato dalla guerra, si è sposato e ha formato una famiglia numerosa portata avanti facendo il falegname. Lui è morto nel 1979 e non aveva raccontato grandi cose della permanenza sul Cimone. Quando è nato Bernard era il 1936, erano passati quasi 20 anni e soprattutto si affacciava la seconda guerra mondiale che lo ha visto arruolato nell’aeronautica».
Probabilmente il soldato Anton, che nel 1917 aveva 20 anni, non ha avuto più voglia di disseppellire quei ricordi, ma il figlio desiderava vedere la scritta lasciata dal padre. «Ci siamo accordati per accompagnare i familiari sul posto - aggiunge -. Così pochi giorni fa Bernard è arrivato con la moglie, due figlie e tre nipoti. Li ho ospitati nel mio albergo a Castelvecchio e una mattina abbiamo raggiunto la cima». Bernard, con le sue 87 primavere, è arrivato in auto fino al monte Cimone per affrontare 40 minuti di camminata e giungere nel punto in cui il padre aveva lasciato traccia della vita di soldato.
«Emozionante vedere la commozione di quel momento - conclude Dal Lago -. In quei giorni ci ha raccontato la vita di suo padre e noi quella delle nostre montagne e della guerra di cui sono state testimoni. Alla fine mi ha chiesto se noi italiani ce l’abbiamo con gli austriaci per quel che è successo. Gli ho risposto che le guerre le decidono i potenti non i popoli». Una storia che si ripete.

Veronica Molinari

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