<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Valdagno

Madre costretta a vendere il trattore per pagare al figlio le prostitute

L’imputato costringeva la madre a dargli soldi per le prostitute
L’imputato costringeva la madre a dargli soldi per le prostitute
L’imputato costringeva la madre a dargli soldi per le prostitute
L’imputato costringeva la madre a dargli soldi per le prostitute

Due anni, tre mesi e venti giorni di reclusione. È la pena inflitta dal giudice Cuzzi ad A. L., 48 anni, di Valdagno (pubblichiamo le iniziali per questioni legate alla privacy sanitaria), disoccupato, ritenuto colpevole di maltrattamenti in famiglia e estorsione ai danni dell’anziana madre, di quasi 80 anni. Lei era arrivata a vendere il trattore per pagare le prostitute al figlio, costretta dalle sue minacce. È uno spaccato di umana povertà e di difficoltà sociale quello emerso nel corso del processo sollecitato dal pubblico ministero De Munari al valdagnese, fra l’altro arrestato qualche mese per un’altra vicenda legata alla prostituzione. I fatti che hanno portati alla condanna erano avvenuti fra il gennaio e il maggio 2019, in una contrada sui colli, sopra Valdagno, dove madre e figlio (che venne allontanato di casa dal giudice) avevano vissuto per anni da soli, dopo la morte del padre e marito. 

A. L. aveva minacciato la mamma pretendendo da lei somme di danaro. Il 21 maggio di tre anni fa la pensionata, spaventata, voleva chiamare il 112, ma lui glielo aveva impedito, strappandole il telefonino e costringendola a non muoversi. Lei, terrorizzata, poiché non aveva i 2 mila euro pretesi, era andata a chiederli in prestito ad un vicino di casa. E, nelle settimane successive, si era vista costretta a trovare ospitalità da una parente, mentre lui aveva provveduto a vendere una serie di beni di famiglia; affinché la mamma non tornasse a casa, aveva anche cambiato la serratura. Lei aveva chiesto aiuto ai servizi sociali; «ma mi hanno detto che non potevano fare nulla e mi hanno consigliato di andare dai carabinieri», aveva raccontato l’anziana in aula. «Mio figlio, che abbiamo adottato, soffre da tempo di una dipendenza dal sesso - aveva spiegato al giudice -. Oggi vivo ancora con lui, perché non ha un soldo, non ha un lavoro, non ha un posto dove dormire; non vuole prendere farmaci, e io la sera mi chiudo a chiave in camera per stare tranquilla». L’anziana aveva spiegato che il figlio da anni frequenta le prostitute; e che di recente da conosciuto tale Alina, «romena, che è venuta una volta in contrada».

Secondo gli inquirenti anche lei è una prostituta ma A. L. era convinto che fosse la sua fidanzata; i 2 mila euro prestati dal vicino servivano, aveva detto il figlio, a pagare una operazione urgente al figlio di Alina, in Romania. «Mio figlio è venuto a dirmi di dargli tutto quello che avevo perché voleva trasferirsi con lei in Romania»; per questo l’imputato aveva anche cercato di vendere la legna che la famiglia usa per scaldarsi. «I soldi gli servono per pagare le prestazioni sessuali di cui ha bisogno di continuo. Non so se Alina se ne approfitti, la verità è che per tanto tempo mi ha minacciata per i soldi, che gli servivano per pagare le donne». Per la difesa, con l’avv. Daniele Cavaliere, lui ha seri problemi; ma i certificati medici del passato non sono mai stati trovati. 

Diego Neri

Suggerimenti