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Lezioni al formaggio nella scuola di Valle

Il maestro siciliano Giobatta Posabelli, con la prima classe che ebbe la possibilità di frequentare la scuola a Valle di Castelgomberto: era il 1920 e si partì con 78 alunni. FOTOSERVIZIO CARIOLATOL’attuale scuola elementare, costruita nel 1932, con un portone imponente e due platani per fare ombraL’ultima classe che frequentò la scuola sopra la latteria, nel 1931Uno scatto di via Casara, dove si trovava la latteria, che risale al 1939
Il maestro siciliano Giobatta Posabelli, con la prima classe che ebbe la possibilità di frequentare la scuola a Valle di Castelgomberto: era il 1920 e si partì con 78 alunni. FOTOSERVIZIO CARIOLATOL’attuale scuola elementare, costruita nel 1932, con un portone imponente e due platani per fare ombraL’ultima classe che frequentò la scuola sopra la latteria, nel 1931Uno scatto di via Casara, dove si trovava la latteria, che risale al 1939
Il maestro siciliano Giobatta Posabelli, con la prima classe che ebbe la possibilità di frequentare la scuola a Valle di Castelgomberto: era il 1920 e si partì con 78 alunni. FOTOSERVIZIO CARIOLATOL’attuale scuola elementare, costruita nel 1932, con un portone imponente e due platani per fare ombraL’ultima classe che frequentò la scuola sopra la latteria, nel 1931Uno scatto di via Casara, dove si trovava la latteria, che risale al 1939
Il maestro siciliano Giobatta Posabelli, con la prima classe che ebbe la possibilità di frequentare la scuola a Valle di Castelgomberto: era il 1920 e si partì con 78 alunni. FOTOSERVIZIO CARIOLATOL’attuale scuola elementare, costruita nel 1932, con un portone imponente e due platani per fare ombraL’ultima classe che frequentò la scuola sopra la latteria, nel 1931Uno scatto di via Casara, dove si trovava la latteria, che risale al 1939

La scuola elementare di Valle compie cent’anni. A corredo dell’evento il Centro Ricreativo, con la collaborazione dell’assessorato alla cultura ha allestito una mostra, ricca di foto storiche. Dopo la visita, i due edifici, dove i bambini di allora, diventati uomini e donne, che hanno fatto la storia sociale e culturale di Valle, hanno imparato a leggere, scrivere e far di conto, saranno guardati con occhi diversi. L’attuale edificio, ancora utilizzato come scuola, venne costruito nel 1932 e si trova nel centro della frazione in via Santa Cecilia, un tratto della provinciale “Peschiera dei Muzzi”, che sale da Vicenza. Dal 1919 al 1932 la scuola era al primo piano della latteria sociale, sopra il magazzino dei formaggi, nella parte opposta del tratto di provinciale, che all’epoca si chiamava via “Casara”. La comunità di Valle si spese non poco per avere una scuola elementare. Già nel 1891, 36 capifamiglia residenti a Valdisotto, come si chiamava allora la frazione, avevano fatto richiesta al consiglio comunale di Castelgomberto di trovare un locale adatto. Nel dicembre del 1914 il Consiglio approvò il progetto e chiese un mutuo alla Cassa Depositi e Prestiti. Ma, come scriverà 16 anni dopo il podestà Talin, il Comune non venne per grave sfortuna compreso nella ripartizione dei fondi disposti dal governo e poi arrivò la prima guerra mondiale. Per questo si dovette trovare un edificio di ripiego e venne scelta la latteria. In quel periodo, lungo la strada che scendeva da Castelgomberto alla fine delle “pontare” c’erano campi e all’incrocio della strada che porta a Torreselle si trovavano solo la latteria e l’osteria di Garaldi. Il Comune optò per lo stanzone sopra il magazzino dei formaggi, che nel dicembre 1920 fu spartanamente arredato e l’ispettore scolastico di Valdagno, Terenzio Colla, nominò provvisoriamente maestro della pluriclasse, formata da 78 alunni, il siciliano Giobatta Posabella. I bambini andavano a scuola a piedi con le “sgalmare”, provenienti dalle contrade e diventavano un gruppone man mano che si avvicinavano al centro della frazione. Allora, non passavano auto e gli scolari non correvano pericolo di essere investiti. Portavano sulle spalle o a tracolla, la “sachetela” di tela bianca o marrone, di solito cucita dalle mamme o dalle nonne, che i più bravi riuscivano a usare per tre o quattro anni. Dentro la cartella si mettevano un quaderno a quadretti, un astuccio in legno, che conteneva una matita, la penna e i pennini e il libro di lettura nei primi anni e poi il sussidario e il quaderno a righe in quinta. Gli scolaretti salivano al primo piano attraverso una scala in legno piuttosto malmessa (nessuno sapeva cosa fosse la sicurezza antisismica). La scuola era costituita da un solo stanzone, quasi buio, con lunghe file di tavoloni e panche. Al muro era attaccata una tavola dipinta di colore nero, la lavagna. Mentre un vecchio tavolo “incarolà” fungeva da cattedra. L’odore dei formaggi messi a stagionare saliva dalle tavole sconnesse del pavimento tanto che i quaderni e i vestiti si impregnavano di cacio. L’aula era fredda e d’inverno tutti i bambini avevano le “buanse” alle mani e ai piedi, ma risparmiarono un bel po’ di strada, non dovendo più recarsi a Castelgomberto. Nel 1931 c’erano due pluriclassi: la prima e la seconda andavano a scuola di pomeriggio e la terza e la quarta di mattina. La scuola non aveva i gabinetti e quando qualche scolaro doveva andare ai servizi, scendeva in strada e andava dietro alla latteria, dove si trova un vecchio e poco igienico cesso pubblico. Durante la ricreazione c’era un assembramento di bambini e a molti non restava altro che soddisfare il bisogno lungo la “masiera”. Si racconta che molte bambine avevano paura di andare ai servizi e trattenevano la pipì fino al ritorno a casa. Qualche maschietto non riusciva a “tenere stretto” e faceva la pipì sotto il banco. I compagni si accorgevano e lo prendevano in giro: “Maestra, el ga pisà”. E si arriva al 1931, l’anno della svolta: il Comune inizia a costruire il nuovo edificio di fronte al negozio di alimentari. È pronto per l’anno scolastico 1932: è una bella e grande scuola con le finestre alte, come si costumava allora, con un balconcino, che dava sul cortile. La porta d’entrata doveva apparire grande ai bambini che nei loro quaderni scrivevano “un portone imponente”. Due platani vennero piantati per fare ombra. Al piano terra c’erano due aule e al primo piano i due appartamenti per i maestri. In quinta, nei giorni in cui le lezioni erano sia al mattino che al pomeriggio, gli scolari si portavano da casa una bottiglia di latte che mangiavano col pane. I quaderni erano diventati due: a quadri per i problemi e le operazioni, e a righe per i dettati e i temi. Le tabelline si imparavano a memoria e si usava la scala del sistema metrico decimale per le equivalenze. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Aristide Cariolato

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