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Valdagno

Leonardo ha compiuto un anno. Alla nascita pesava come tre mele

Il piccolo Leonardo con mamma e papà
Il piccolo Leonardo con mamma e papà
Il piccolo Leonardo con mamma e papà
Il piccolo Leonardo con mamma e papà

Due grandi occhi scuri e un sorriso disarmante. Sono passati pochi giorni e Leonardo ha spento la prima candelina nella sua casa di Valdagno. Eppure i primi mesi per lui sono stati tutti in salita. Se ha potuto festeggiare, insieme al papà Luca Casalin e alla mamma Silvia, è stato grazie all’équipe del San Bortolo. «La gravidanza è stata difficilissima fin dall’inizio - racconta il papà -. Abbiamo scoperto che Silvia era incinta quasi per caso. Mia moglie soffriva di fibromatosi uterina e, quindi, era soggetta a perdite ed emorragie. Il 13 maggio siamo corsi al San Lorenzo per un’emorragia particolarmente violenta e il responso è stato di un mioma di 8 centimetri, uno di 13 e, con grande stupore, un bambino di 8 settimane». Il ricovero nell’ospedale laniero e poi il ritorno a casa fino alla data programmata per il parto ossia il 14 dicembre.

 

«Invece il 26 agosto mia moglie è stata ricoverata d’urgenza in ostetricia al San Bortolo per la rottura prematura delle membrane e fibromatosi uterina - aggiunge Casalin -. Le hanno dato tutti i farmaci necessari per lo sviluppo dei polmoni del bambino in quanto il rischio di un parto pretermine era reale. Purtroppo, invece, le cose non andavano per niente bene: era sempre più dolorante, più debole e le perdite non cessavano». La situazione è precipitata la sera del 10 settembre quando si è verificato il prolasso del funicolo. «Il cordone ombelicale è uscito dall’utero, cosa rara e gravissima che toglie ossigeno al bambino e che richiede di intervenire in pochissimi minuti. Una situazione che ci hanno detto si verifica in un parto su mille e comporta che con la pressione sul cordone ombelicale s’interrompe l’apporto di sangue al bimbo. L’équipe in sala operatoria con Giuliano Carlo Zanni e Pierluigi Cuccurese si è trovata a dover estrarre il bambino nel minor tempo possibile, ma nello stesso tempo c’era il rischio di tagliare anche un fibroma provocando un’emorragia. La prontezza e la preparazione del personale sono stati decisivi».

 

Alle 19.02 è nato Leonardo, uno scricciolo di 850 grammi e lungo 31 centimetri, che subito è stato intubato e ricoverato in terapia intensiva con un indice Apgar pari a 1, quando l’intervallo che indica la vitalità di un neonato sano va da 7 a 10. «Pian piano Leonardo si è stabilizzato - raccontato il papà -. La prima volta che me l’hanno messo sul petto per la marsupioterapia era sceso a 730 grammi», il peso di tre mele, «ma l’emozione di tenerlo in braccio per la prima volta è indescrivibile. Le giornate in terapia intensiva neonatale erano sempre con il cuore in gola: si poteva gioire perché aveva passato una notte tranquilla o essere preoccupati perché aveva perso 5 grammi rispetto al giorno prima». In quelle stanze Leonardo ha vissuto i primi tre mesi dimostrando di essere un piccolo guerriero. «Il personale della terapia intensiva neonatale guidato da Stefania Vedovato, oltre a essere estremamente preparato e sempre pronto a intervenire, ha un cuore grande e i bambini hanno tante zie e zii che li coccolano e li accudiscono - conclude papà Luca -. Hanno salvato la vita a Silvia e a mio figlio Leonardo. Non saranno mai abbastanza le parole di ringraziamento. A volte i miracoli succedono ma servono le persone giuste. Per fortuna noi le abbiamo trovate». 

Veronica Molinari

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