<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Il libro

La vita della contessa Marzotto svelata... in un "salto"

La vita di Laura Marzotto, a destra, è diventata un libro a cura della storica Annalisa Castagna fotografata a sinistra (Foto V. Molinari)
La vita di Laura Marzotto, a destra, è diventata un libro a cura della storica Annalisa Castagna fotografata a sinistra (Foto V. Molinari)
La vita di Laura Marzotto, a destra, è diventata un libro a cura della storica Annalisa Castagna fotografata a sinistra (Foto V. Molinari)
La vita di Laura Marzotto, a destra, è diventata un libro a cura della storica Annalisa Castagna fotografata a sinistra (Foto V. Molinari)

Frammenti di ricordi della contessa Laura Marzotto. A metterli insieme in un libro che non vuole essere la classica biografia, ma la storia della vita dell’ultima figlia vivente del conte Gaetano, è stata la storica Annalisa Castagna. Un destino quasi segnato dal motto di famiglia “Sua texit labor fata” ovvero ognuno è artefice del proprio destino. A 88 anni la contessa Marzotto rompe il muro di riservatezza che l’ha sempre caratterizzata e si racconta: dalla famiglia al lavoro fino ad arrivare alle sue passioni per i cavalli, per i cani e anche per la musica. «Fondamentale è stato l’incontro con Annalisa Castagna che mi ha fatto decidere che era arrivato il momento di ascoltare chi mi chiedeva da tanto tempo di scrivere un libro sulla mia vita - spiega la contessa Marzotto -. Dai momenti di soddisfazione e gioia a quelli che mi hanno messo alla prova».

Il primo vagito in Villa Margherita, il 12 aprile 1933, la morte della madre Margherita Lampertico nel 1939 e il periodo da sfollata a Barzio, nel Lecchese, con i fratelli Paolo e Pietro. «Mio papà e gli altri miei fratelli sono scappati in Svizzera a piedi. Su mio padre pendeva un’accusa di collaborazionismo perché, attraverso la fabbrica, salvava persone che altrimenti sarebbero state deportate. Durante il soggiorno all’estero aveva dovuto cambiare nome mentre i valdagnesi ne reclamavano il ritorno e, quando siamo tornati alla fine della guerra, papà è stato accolto dalla banda».

Gli studi romani nel collegio americano e al liceo classico dalle suore dell’Assunzione, il matrimonio con Vittorio Zanuso e la parentesi di vita a Genzano; le vittorie nei concorsi ippici e poi il ritorno a Valdagno e la nascita dei suoi amati figli Ugo e Francesca. «Nel 1953 abbiamo acquistato un terreno a Novale dove abbiamo costruito la casa di famiglia che, oggi, ho deciso di donare alla Fondazione Marzotto per trasferirvi la scuola materna e dare così nuovi spazi agli anziani in via Petrarca». Un gesto che ha un “sapore” assolutamente naturale quando si parla di Marzotto. «Sono sempre stata molto affezionata a mio padre e a mia nonna Ita Garbin che sono riusciti a tramandarmi anche i valori della solidarietà sociale».

Con la morte del conte, nel 1972, le quote delle società di famiglia (Marzotto, Zignago, Jolly Hotels e Marmi a Chiampo), vengono divise tra i figli. Ma è una notte che avviene la vera svolta professionale della contessa Laura. «Mi sono svegliata e ho partecipato ad un’asta riuscendo a comprare le quote che mi mancavano per avere la maggioranza nella compagnia alberghiera Jolly. Uno dei più grandi rimpianti della mia vita è l’aver perso nel 2006 il marchio e tutti i posti di lavoro che assicurava. Non ero al corrente di quello che stava succedendo: ero fuori dal Cda e non ho potuto impedire gli eventi». 

Poi, nel 2007, la scomparsa del figlio Ugo e, nel 2016, della figlia Francesca, seguita nel 2017 da quella della nipote Bona Zanuso. Tanti progetti realizzati e tanti momenti dolorosi che non hanno però scalfito il suo animo caparbio e ottimista e il suo amore per i cani, i cavalli e la musica. Anche questi raccontati nel libro “La vita… un salto” che dovrebbe uscire per Natale e che ha dedicato al padre Gaetano. Cosa si augura per il futuro di Valdagno? «Un periodo come quello dopo la fine della guerra, in cui la gente era entusiasta, allegra, solidale e animata da tanta voglia di fare», conclude la contessa Marzotto.

 

Veronica Molinari

Suggerimenti