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In sella alla bici tra trincee e forti Museo di guerra

Trincee, ricoveri in caverna, piazzole per artiglieria e antiche fontane. Un museo a cielo aperto lungo la seconda linea difensiva, che da Campogrosso correva lungo la dorsale delle vallate dell’Agno e del Leogra fino al campo trincerato di Vicenza. L’Ortogonale 1 non è un percorso. È un viaggio nel tempo e nel territorio con migliaia di divagazioni possibili. Tante quanti sono i sentieri, le strade militari e le mulattiere nati dalla viabilità della Grande Guerra. E se a guidare la “spedizione” sono i maestri di Mtb, Marco Cracco e Paolo Asnicar che è anche guida alpina, affiancati da uno degli artefici del progetto, Roberto Besco, si riesce a viverla con il cuore oltre che con la mente. L’abbiamo provato per voi. Ecco il risultato dell’escursione. La partenza è alle 11.45 dal Rifugio Campogrosso a quota 1.457, in sella alle e-bike di Stefano Cornale, che ha avuto il coraggio di scommettere sul futuro aprendo un noleggio in centro a Recoaro. Non sarà l’itinerario classico, ma un giro che inserisce nel programma due deviazioni quasi d’obbligo: il ponte tibetano e l’ossario del Pasubio. Il saliscendi iniziale è un invito a pedalare per arrivare al primo obiettivo: un’attrazione moderna che si inserisce tra le testimonianze di 100 anni fa e nell’ambiente che impone il silenzio con le sue vette maestose incorniciate dal volo dei falchi pecchiaioli. Questo, tra faggi e abeti rossi, è il regno dei camosci e dei caprioli che più in basso lasciano il posto a donnole e volpi con carpini e frassini e ancora castagneti, pascoli e querce fino ad arrivare alla vegetazione mediterranea all’arrivo a Monteviale. Per arrivare all’urbanizzazione bisogna percorrere circa 54 chilometri. E per la prova sul campo la meta è il monte Civillina con le sue miniere, il sito archeologico e le postazioni militari. La discesa si fa più decisa e dopo una mezz’ora si staglia l’ossario del Pasubio dove il visitatore deve fare una sosta. Poi di nuovo in sella per imboccare il sentiero che porta a Staro intersecando la Romea Strata, l’antica via romana che passando per Valli porta al capoluogo berico. Alle 12.10 ci si immerge nei pascoli a quota 900 passando per la suggestiva Val de le Trenche. Una decina di minuti ed ecco che, superata la vecchia sciovia, si riprende il vero e proprio Ortogonale 1. Ancora qualche pedalata e si sbuca in contrada Scalzoni, Rive e Lovati per arrivare al passo Xon e a contrada Pianalto, dove una corte conserva una colonna con due mole da filo in arenaria della Val Gardena e tracce che raccontano di un ex convento. La fontana del 1917 e la corsa riprende per raggiungere i Busellati e, con una piccola deviazione, la chiesetta di San Bernardo con la sua meridiana. Il percorso in cresta porta a Cima la Locchetta con trincee, ricoveri in caverna e una batteria di cannoni di piccolo e medio calibro. Abbassandosi di quota solo un occhio esperto può notare un plinto del ponte di fine ‘800 che in origine si trovava ai Righellati. Alle 14.10, al passo Camonda, il capitello fa quasi da spartiacque e, per questa volta, si decide di imboccare la comoda mulattiera con i parapetti e anche i paracarri lasciati dalla Prima Armata. Dopo le rovine della fonte Catulliana, gli imbocchi delle miniere dismesse e il bivio del sentiero del Sentinello si arriva alla cima del Civillina, dove la storia s’intreccia con l’archeologia e la mineralogia. Alle 15 lo sguardo si perde sulle Piccole Dolomiti. Qui si incrocia l’Ortogonale 2, che scende dal Carega, e c’è solo l’imbarazzo della scelta sull’itinerario da seguire. Chi ha ancora fiato e gambe per raggiungere Villa Zileri, l’ex ospedale inglese di Monteviale, a quel punto dovrà puntare il manubrio verso Castrazzano con i fornelli da mina e i sistemi costruttivi di scarico d’acqua e di regimentazione, passo Zovo e poi i tre ponti dei Carletti a Castelgomberto nonché la strada dei Francesi. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Veronica Molinari

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