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«Il lupo non spreca nulla Pecore sbranate da cani»

La strage di pecore tiene banco al bar da Costa. CARIOLATO
La strage di pecore tiene banco al bar da Costa. CARIOLATO
La strage di pecore tiene banco al bar da Costa. CARIOLATO
La strage di pecore tiene banco al bar da Costa. CARIOLATO

Aristide Cariolato C’è paura a Selva di Trissino, dopo il ritrovamento di sette pecore sbranate nel loro recinto in contrada Chiarelli. In attesa che le indagini sugli elementi organici prelevati dai carabinieri possano fornire notizie certe sul predatore, l’ex dirigente del Corpo Forestale dello Stato Daniele Zovi tende ad escludere che si tratti di lupi. Lupi o cani, la preoccupazione regna comunque. «Io adesso ho paura - afferma Anna Marcheluzzo, 80 anni, titolare del bar-ristorante da Costa nel centro di Selva -. Ero abituata prima dell’imbrunire a fare quattro passi. Mi spingevo fino al cimitero sul limitare del boschetto del Col d’oro, penso che dovrò rinunciare alla passeggiata». L’episodio della notte fra mercoledì e giovedì, che ha visto sette pecore dell’azienda agricola di Claudio Pellizzaro morsicate alla gola, ha tenuto banco nella piccola comunità di Selva. I carabinieri forestali e le guardie provinciali hanno parlato di “atto predatorio commesso da canidi”. «Io non ho dubbi – afferma Sergio Chiarello, 67 anni, cacciatore di vecchia data e conoscitore del territorio -. In base alla mia esperienza si tratta di cani domestici scappati. Il lupo uccide la bestia per mangiarla. Il cane di casa, libero, diventa predatorio e, fiutato il branco di pecore, si avventa sulle bestie solo per ucciderle. Si è detto che un episodio del genere non era mai successo a Selva. Ricordo, invece, che una decina di anni fa, in località Tre Valli, un cane lupo, partito da Nogarole, ha morsicato alla gola e ucciso alcune pecore. I pastori si sono appostati e lo hanno individuato. Il proprietario ha pagato i danni. Mi auguro che vengano individuati i cani che hanno ucciso le pecore di Pellizzaro». «A Quargnenta in questo periodo ci sono diversi greggi al pascolo – ricorda Lorenzo Rossetto, 78 anni – e finora non è successo niente. Bisogna, invece, tenere custoditi i cani. Anche ad Alvese qualche anno fa sono state azzannate delle pecore, da cani domestici scappati da casa». Entrano due bikers, diretti a Monte Faldo e si inseriscono nel discorso: «Due anni fa la microtelecamera sul casco ha ripreso quello che aveva tutte le sembianze del lupo, che ha attraversato il sentiero a 50 metri di distanza ed è scomparso nel bosco. Si è trattato, invece, di un cane lupo, ho avuto paura». Ugo, 30 anni, figlio di Claudio Pellizzaro, ancora sconvolto per la strage delle sue pecore, aveva subito pensato al lupo, visto lo scempio nel recinto. Ora pensa solo a quelle pecore che hanno fatto una fine orribile. Si augura che i carabinieri forestali e la guardia provinciale risolvano il caso. «Almeno so a chi rivolgermi per i danni». Nessuno ha memoria della presenza di lupi a Selva; casi di razzie di cani lupo domestici, sfuggiti ai padroni, invece, ci sono stati. Lupi o non lupi, resta la paura di fare brutti incontri. «L’unica prova certa che possa ricondurre al predatore è quella genetica che si ricava da elementi organici quali la saliva sulle prede e qualche resto di sostanza organica - ricorda Zovi -. Sicuramente sono state raccolte, ma bisogna aspettare le analisi. Al momento possiamo fare solo osservazioni di carattere etologico. Al contrario del bovino predato ad Asiago, che è stato quasi interamente mangiato in una notte, queste pecore sono intatte sostanzialmente. Proprio il fatto di aver mangiato così poco mi induce a pensare che non si sia trattato di lupo, ma di uno o più cani. Non ci si deve sorprendere. A Foza, qualche anno fa, morivano alcune pecore al giorno. Hanno pensato a chissà quali animali, poi si è capito che si trattava di cani che salivano dal paese, azzannavano le pecore e tornavano a casa. Anche i mufloni nel recente passato sono stati predati da cani domestici, neanche inselvatichiti, solo mal custoditi». «Fosse un lupo - considera Zovi - farebbe solo il suo mestiere, ma per natura è molto attento a non sprecare energie e non lascerebbe una preda, dopo aver fatto la fatica di ucciderla. Non si può escludere nulla, ma questo è un caso anomalo che induce al legittimo sospetto». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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