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I Lions incontrano il Coespu «Qui i guardiani della pace»

Il gen. Pietro Barbano con Raffaele Massignani, presidente Lions. TROGUQui con un’agente palestinese
Il gen. Pietro Barbano con Raffaele Massignani, presidente Lions. TROGUQui con un’agente palestinese
Il gen. Pietro Barbano con Raffaele Massignani, presidente Lions. TROGUQui con un’agente palestinese
Il gen. Pietro Barbano con Raffaele Massignani, presidente Lions. TROGUQui con un’agente palestinese

I guardiani della pace nei cinque continenti nascono a Vicenza. Da fuori è una caserma, ma dentro c’è il mondo, nel vero senso della parola: in meno di quindici anni sono transitati dal Coespu, il Centro di eccellenza per le unità di polizia di stabilità che ha sede alla caserma Chinotto di Vicenza, oltre 11 mila corsisti, tre quarti dei quali da Stati africani o asiatici. Sono gli uomini e le donne della “polizia di stabilità” che hanno compiuto il loro percorso di addestramento, pratico e teorico, al Coespu, per poi agire nelle missioni di pace, nelle diverse aree del mondo reduci da guerre, conflitti e instabilità, oltre che operare nell’ambito della lotta alla tratta degli esseri umani. «Il Coespu è un’eccellenza mondiale che ha le sue radici nel territorio vicentino», ha sottolineato Raffaele Massignani, il presidente del Lions Club Valdagno che l’altra sera alla Locanda Perinella di Brogliano ha incontrato con i soci il comandante del Coespu, il generale di Brigata Pietro Barbano. Una serata stimolante per toccare con mano la realtà che opera dal 2005 a Vicenza con riflessi globali. Proprio il generale Barbano ha illustrato storia e missione del Coespu: creato dopo il G8 di Sea Island del 2004, il Centro di eccellenza vide da subito la convinta partecipazione dell’Italia che si candidò ad ospitarlo, su spunto dell’Arma dei carabinieri. È proprio l’Arma a guidare la struttura, mentre il vicedirettore è statunitense. «Dopo la fine della Guerra Fredda - ha spiegato Barbano - si sono moltiplicate le situazioni di instabilità regionali nel mondo. È quindi cresciuta la necessità di intervenire con missioni di pace», all’interno delle quali - a partire dai Balcani negli anni Novanta - si sono «evidenziate subito le lacune nell’efficacia degli interventi. Tra le forze militari e le forze di polizia semplici è apparso necessario formare delle figure intermedie di “polizia di stabilità”, capaci di agire in contesti post-bellici ma a stretto contatto con i civili». Da qui nasce l’attività del Coespu che, con crescita esponenziale di anno in anno, è diventato un riferimento mondiale per la formazione di questi “guardiani della pace”. Figure che «gli italiani sanno incarnare molto bene», ha sottolineato il generale Barbano, per la capacità di solidarizzare con le popolazioni «senza atteggiamenti di prevaricazione», ma con molta empatia. «Con il nostro lavoro - rileva il generale, affiancato dal maggiore Marina Bizzotto - contribuiamo a far sì che gli Stati reduci da instabilità possano gestire in autonomia le loro transizioni», superando ove possibile la presenza di contingenti stranieri su quei territori. Alla serata, molto apprezzata dai soci, erano presenti anche i sindaci dei Comuni di valle e il comandante dei carabinieri della compagnia di Valdagno Mauro Maronese. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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